Memory/Lab, la memoria e il futuro del teatro

0

Il Crt Teatro dell’Arte dispone di un ricco archivio cartaceo, video e fotografico che riguarda tutto il teatro d’avanguardia dagli anni ’70 del 1900, fino agli spettacoli più attuali. Con l’iniziativa Memory/Lab 40x40x10: l’Archivio fa spettacolo! il Crt crea un vero e proprio spazio fisico all’interno del Teatro dell’Arte, aperto dal martedì al sabato per la consultazione e la visione dei suoi materiali. E non è tutto qui: all’idea di rendere l’archivio disponibile per studiare il materiale che conserva, si aggiunge anche l’esplicita volontà di offrire la sede in cui sono raccolti tutti questi dati, perché diventi un luogo attivo e dinamico di incontri, dibattiti e performance.

L’intento insomma è di stimolare nuove idee a partire da quelle esistenti. Ecco perché questo archivio prende ora il nome di Memory/Lab e la prima iniziativa organizzata al suo interno è 40x40x10, ovvero una rassegna di 40 video scelti da 40 “teatro-dipendenti” secondo quelli che sono per loro gli spettacoli che maggiormente hanno lasciato il segno nella memoria. Ne è nata una selezione in video di 10 spettacoli, distribuiti in 5 blocchi di programmazione di due settimane ciascuno, dal 4 dicembre al 29 marzo 2015. Aspettando la videoregistrazione di Ermanno Olmi di Apocalypsis cum figuris di Jerzy Grotowsky (dall’8 al 25 gennaio 2015) e, a seguire (dal 29 gennaio al 15 febbraio), i Dervisci Rotanti con le musiche di Kudsi Erguner. Il  primo ad entrare in scena, fino al 21 dicembre, è Tadeusz Kantor, pittore e uomo di teatro dalla potenza poetica imprescindibile per l’arte contemporanea. 40x40x10 è  partito il 4 dicembre con Renato Palazzi, critico teatrale che conobbe Kantor anche di persona, che ha introdotto alla visione di Wielopole Wielopole (nella videoregistrazione al Teatro Poliziano del 1981) e dialogato con Ludka Ryba, storica traduttrice del regista polacco. “Non ho scelto di vedere La classe morta, il lavoro più famoso di Kantor, perché secondo me Wielopole Wielopole non solo è più ricco di spunti sulla poetica kantoriana, ma anche offre un affresco storico del 1900” commenta Renato Palazzi.

Wielopole è il nome della cittadina polacca dove Kantor nacque nel 1914 (l’anno prossimo si celebra il centenario dalla sua nascita): un villaggio in cui si mischiavano la fede ebraica e quella cristiana, “da una parte c’era la sinagoga, dall’altra la chiesa cattolica”. Sulla scena si vedono armadi, tavoli, letti, crocifissi, e c’è, sul fondo, al centro del palco, una struttura di assi a fisarmonica che si apre e chiude per far entrare/uscire i personaggi: simboleggia la “porta della mente”, quella da cui emergono le “ossessioni rimosse”, i “segreti dimenticati”. La storia e la vita privata di Kantor si sposano in una comunanza stridente: la madre dell’artista, Helena Berger, rimase incinta di Marian Kantor prima della Prima Guerra Mondiale. Il padre partì per combattere, ma non tornò mai più. “Non è morto, solo non è più tornato”. Kantor visse con la madre e suo fratello, lo zio, che era prete di Wielopole. La poetica dell’artista sarà in gran parte condizionata dalla sua infanzia e dal periodo storico in cui visse. Wielopole-Wielopole è stato preparato in collaborazione con il Teatro Regionale Toscano, lavorando per 8 mesi dal novembre del 1979 nella Chiesa sconsacrata di Santa Maria in Oltranto, ed è anche testimonianza del rapporto anche diretto che Kantor ebbe con l’Italia.

Dopo la prima serata con Palazzi e la Ryba, si potranno vedere la proiezione di Wielopole Wielopole insieme a La Classe Morta e Candid Kantor, uno short movie dedicato all’artista polacco dal video maker Giancarlo Soldi. Dopo gli spettacoli in programma già citati, concludono la rassegna Thierry Salmon con Le Troiane dal 19 febbraio all’8 marzo, e il Teatro Nō e Teatro Kabuki con Hideo Kanze e Ennosuke III dal 12 al 29 marzo 2015.