La carica dei D.G. della Rai

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Il futuro della Rai passerà di nuovo attraverso la scelta di un direttore generale interno. Si tratta di una previsione facile. Una scelta esterna infatti non farebbe altro che esasperare il management della tv di Stato. Già pressati dalla richiesta di riduzione degli stipendi, arrabbiati per l’incertezza sul canone, furibondi per lacci e lacciuoli che impediscono alla Rai di competere sul mercato, gli aspiranti direttori generali sono tutti sul sentiero di guerra e aspettano al varco le decisioni del governo per la nomina del successore di Gubitosi. I nomi degli aspiranti non sono noti al grande pubblico (non ancora) ma formano un agguerrito drappello di mischia.

Sono professionisti che si sono già distinti per molti meriti. In ordine alfabetico per non far torti, parliamo di: Paolo Del Brocco, Amministratore Delegato di Rai Cinema, nel giro di un mandato e mezzo è diventato il numero uno della cinematografia nazionale; Luigi De Siervo, combattente nato (a Firenze ha fatto anche il calcio storico, quello dove si menano di brutto), amico vero di Renzi fin dalla prima ora, conduce con piglio decisionista l’avanzata di Rai Com sui mercati internazionali; Valerio Fiorespino, sorridente ed efficientissimo direttore del personale è un uomo macchina ideale per la fase di transizione; Giancarlo Leone, elegante e navigato direttore di Rai Uno, conosce l’azienda come nessun altro; Carlo Nardello, un vero stakanoff, direttore dello sviluppo strategico e capo dello staff di Gubitosi vanta una carriera interna da far invidia a chiunque.

L’elenco è lungo e non si esaurisce con questi nomi. Con una scelta interna così sfidiamo chiunque a dire che il prossimo direttore generale dovrà essere scelto fuori dall’azienda.