Lo zoo surreale di Alice Zanin

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La giovane astista piacentina costruisce animali di cartapesta per farci riflettere sulle parole che volano

AliceZaninSi vanta del suo look vintage che la fa sembrare un po’ Arisa: molto anni Settanta, con gli occhialoni alla Mondaini e il poncho da rivoluzionaria. Eppure ha solo ventisette anni. Gli ultimi, passati a impastare una materia apparentemente semplice come la carta. Ottima educazione, ha frequentato il liceo classico a Piacenza, poi un percorso da autodidatta per diventare artista. Dapprima la pittura con una serie di dipinti ritraenti un’unica modella; poi la scultura con la terracotta cercando una destrutturazione dei volumi seppur ancora facendo riferimento a una matrice figurativa; infine, appunto, la carta pesta, sfruttando le suggestioni volumetriche ipotizzate nei lavori precedenti, e calcando il gusto per la rappresentazione di situazioni in bilico tra ragionevolezza e assurdità. Da qui, la serie dei “verba volant scripta…” – con la quale è presente alla collettiva “Noel des animaux” alla galleria Rubin (Milano, dal 2 dicembre) – dove soggetti animali si muovono ironicamente attorno al valore tutto umano della parola.

Il risultato è uno zoo surreale e surrealista, pieno di bestie e bestiole che sono aeree coma la carta di cui sono fatti e forti come l’armatura di ferro all’interno, che hanno la leggerezza del gioco e la pesantezza della natura, perché come scrive Rilke nelle “Elegie duinesi” gli animali ci guardano in modo interrogativo e ci compatiscono comprendendo quanto noi uomini siamo inadeguati in un modo simbolicamente “già interpretato”, in un mondo da noi separato, di cui non facciamo più parte e che cerchiamo di sottomettere con la tracotanza della tecnologia. Armadilli multicolore, cani accucciati su sedie di ferro, lemuri che spuntano da antiche valigie, aironi sospesi, giraffe appese, zebre in riposo, piccoli topi e gazze che volano intorno a una vecchia bicicletta: il tempo perso dell’infanzia, quello da conquistare della maturità.

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