Il pubblico scrive, le attrici interpretano

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A.R.E.M. – Agenzia Recupero Eventi Mancanti  al Teatro dell’Orologio di Roma. La geniale performance della Compagna Elena Vanni

AREM-teatro-557x262-ManciniNell’ambito della rassegna di pittura, letteratura ed arti visive intitolata Her.s – teatro femminile plurale che fino al 30 Novembre si svolge al Teatro dell’Orologio di Roma, la Compagnia Elena Vanni presenta il progetto A.R.E.M. Agenzia Recupero Eventi Mancanti, in scena dal 21 al 23 e dal 28 al 30 Novembre 2014.

Le tre giovani “agenti” Francesca Farcomeni, Noemi Parroni ed Elena Vanni, a pochi minuti dall’inizio di ogni performance, chiedono agli spettatori di compilare un questionario anonimo in cui descrivere il proprio ricordo più bello e di inserirlo in una scatola, dalla quale le tre abili attrici/improvvisatrici attingeranno per dare il via, di sera in sera, a rappresentazioni sempre nuove ed inedite. Non c’è tempo per fare un’attenta selezione, studiare gli scritti che si prendono in esame e prepararne una messa in scena fedele o piuttosto del tutto travisata – che ottiene un effetto spesso esilarante sul pubblico –; la scelta avviene casualmente e rapidamente e le idee delle tre “chirurghe del tempo” su come usare i pochi, strategici elementi di scenografia per suggerire le ambientazioni dell’evento da rievocare, devono incastrarsi al volo, senza consultarsi troppo.

Alla base di un esperimento simile c’è, innanzi tutto, una forte sintonia ed affinità lavorativa tra le tre attrici. «Ci siamo conosciute nel 2011 in occasione di un master sulla sperimentazione teatrale che seguimmo tutte e tra a Prato» spiega Elena Vanni «e proprio grazie a quell’esperienza che ci mise di fronte alla sfida della rappresentazione improvvisata – una vera palestra per l’attore – abbiamo stabilito un legame professionale ed una forte empatia, riversati, in seguito, nel format A.R.E.M. Un lavoro del genere richiede un livello costante di attenzione ed ascolto reciproco: ovviamente noi andiamo molto d’accordo – a volte ci scanniamo ma questo rafforza ulteriormente il nostro rapporto! – e abbiamo capito che, affinché tutto funzioni, non è importante imporre ad ogni costo la propria idea ma piuttosto essere molto disponibili».

Un progetto originale ma dai risultati imprevedibili: se a volte è sufficiente insistere nel rimarcare un errore di ortografia trovato nel questionario, per suscitare la risata, quando capitano ricordi meno interessanti tocca alla fantasia delle interpreti inventare nell’immediato un escamotage per non rischiare di annoiare gli spettatori. «Ci mettiamo sempre del nostro; il pubblico, dovendo scegliere quale ricordo rivelare, si trova a fare una scala valoriale del proprio vissuto. Questa selezione mnemonica, però, avviene per immagini sintetiche e noi tentiamo di far vedere gli “schizzi” che stanno alla base del “quadro” completo – che è la vita reale. Naturalmente ci sono serate più fortunate di altre e questo, spesso, dipende dalla sensibilità dei partecipanti e da come affrontano la compilazione del questionario: molti non vogliono prendersi troppo sul serio e mettono le mani avanti, buttandola sul ridere; altri, invece, sorprendendoci, fanno un investimento emotivo e ci affidano ricordi molto importanti e toccanti. Dobbiamo essere un po’ “detective” nel capire rapidamente cosa ci capita per le mani. Una sera, a Genova, abbiamo pescato quattro questionari tutti sul ricordo del parto! Abbiamo dovuto diversificare in modo tale che la coincidenza risultasse esilarante».

Non mancano degli “effetti collaterali”: il rischio per le tre interpreti è di immedesimarsi fin troppo con i protagonisti dei ricordi, così veri e, per certi versi, poco teatrali, ai quali si trovano a prestare la propria sensibilità ed esperienza di vita. Il loro ruolo di “maghe” del tempo, a volte, le manda in confusione… Curiosamente, parlando di come si sente alla conclusione di ogni messa in scena, Elena Vanni usa l’espressione “chiudere l’agenzia”: «tutte le volte che chiudiamo l’Agenzia, ci vengono in mente mille altre cose che avremmo potuto inserire o varianti che avremmo preferito attuare nella rappresentazione di qualche ricordo che ci ha colpito particolarmente… il rischio è di uscire sempre mortificate ed insoddisfatte. Ci siamo imposte, dopo le prime esperienze, di non rimuginarci troppo sopra e concludere ogni serata col sorriso».