Se il Bookcity diventa la fiera della supercazzola

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Quattro giorni di incontri a tema, centinaia di ospiti: scrittori, giornalisti, filosofi e poeti. Smarrito in cotanta abbondanza scarichi e stampi  il programmone di tutte le giornate del Bookcity di Milano. 36 pagine scritte piccole. E a quel punto la domanda diventa: ma chi inventa i nomi delle iniziative? La confusione (e la supercazzola) regna. E spesso verrebbe voglia di commentare con un “Parla come mangi”.

Che dire di fronte a un incontro sulla scrittura nelle carceri che si chiama: “Un raggio tra i raggi”? Suggeriresti calembour per calembour uno “Sprigiona la scrittura” o un “Detieni il potere della parola” se non ti sentissi piuttosto basito. E porteresti tua figlia piccola a un laboratorio per bambini dal nome lisergico: “I colori dei sapori”? E non andresti in confusione sensoriale anche di fronte a “Sorseggiando la matematica”? E in confusione intellettuale su un titolo così metafisico come “Iniziazione all’arte delle arti”?

Capisci l’intento di rendere attraente l’oggetto libro, ma la voglia di apparire raffinati-criptici-ggiovani svela il peccato originale: molti operatori sono intimamente convinti che il libro sia vecchio e stanco, e che per promuoverlo servano, come minimo, contorsioni semantiche. Che sconfinano appunto nella supercazzola. Dove un titolo sobrio e informativo farebbe il suo lavoro meglio. Non ti è chiaro, per esempio, cosa voglia dire “Engaging the reader 2014. Per un nuovo ecosistema della lettura”, iniziativa dell’Università Cattolica. Anche “Libri senza parole. Destinazione Lampedusa” risulta piuttosto incerto. Per non parlare di “Letture varie sul tema del conflitto con accompagnamento di musicale di scala minore napoletana” (chissà perché minore napoletana e non minore melodica, esatonale o già che ci siamo, modo superlocrio). E di exploit mistici come: “Dialogare con l’essenza: suoni parole e visioni dai territori del vero sé”. E’ insomma c’è il rischio che in mezzo a iniziative così nominate al lettore passi la voglia. Di fare lo slalom tra le supercazzole.