L’amore non è una truffa!

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Singolo reggaebilly per Costa! Incanto a mille, retorica a zero

Costa Musica

“Non ho nemmeno una foto con te, che non mi è mai fregato niente delle foto, eppure adesso ne vorrei una, per ricordarmi che la felicità non è una truffa”; ma cos’è la felicità? Difficile saperlo, sicuramente non sono sconosciuti alcuni dei più importanti elementi che la rappresentano ovvero l’amore, la libertà, le parole, la musica, il “raggaebilly”: le stesse sostanze che caratterizzano i Costa!. Tutto nasce da un’idea di Matteo Costa Romagnoli, già solista e capofila della Garrincha Dischi, etichetta rivoluzione e rivoluzionaria italiana già produttrice di proteiformi band dallo spessore unico e irripetibile come Lo Stato Sociale, L’Orso (prossimo al nuovo disco), L’Officina Della Camomilla, I Camillas, Magellano, Chewingum, La Rappresentante Di Lista, ManzOni e Brace, espressioni musicali formalmente diverse che si riannodano grazie allo spessore valoriale artistico non indifferente e sempre in movimento, a breve ci sarà anche Signor Solo, per livelli che sono altissimi, così come i sentimenti.

Condivisione e cooperazione il binomio che diventa il faro dei Costa! (Marco Paradisi, Elia Dalla Casa e Francesco Brini gli altri elementi del collettivo sonoro), quartetto che ha realizzato un singolo rutilante e inebriante (inedito al lato A e cover su quello B). Nello specifico il singolo La felicità non è una truffa, scritto insieme all’amico e collega Alberto ‘Bebo’ Guidetti de Lo Stato Sociale e la cover de Il fiore per te dei Sick Tamburo, sono diventati già pala d’altare acustica e orgoglio musicale italiano. A fine mese uscirà il secondo con l’inedito Sabotatori al lato A e la cover Sfumature dei 99 Posse al lato B. “Nei Costa! c’è una dimensione di band dove ognuno porta le proprie idee e le mette a disposizione degli altri” dice Matteo. Nostalgie e richiami che si distinguono per le strade della vita e che diventano riconoscibili grazie all’intesa e alla capacità evocativa e di empatia anche con il pubblico, questo perché rappresentano uno stato reale di cose ma con la ricerca della poesia, anche sino alla deriva, per rispondere al totalizzante bisogno d’incanto di ognuno, senza sguardi retorici. Ancora Matteo racconta il progetto Costa!, nel quale “con una scadenza mensile, usciranno in maniera continuativa dei brani, successivamente potrebbe nascere una raccolta”.

Una cultura (musicale e non) che si fonda sul mercato non può che rendere inaccettabile il pensiero e la fantasia, alcuni cantanti hanno un mandato di ipocrisia per ragioni di consenso da conquistare mentre i Costa!, consapevoli del fatto che non esiste salvezza senza scandalo, forniscono risposte sincere e scarceranti.
Costa! che si tramutano non solo in una trascinante dotazione echeggiante per guardarsi dentro e intorno ma anche in utile strumento musicale per farsi capire. Uno slancio interiore che riesce a insegnare a farsi conoscere, che di questi tempi è tutto, e non è poco.