Italia sveglia! Aderisco al Partito della Cultura in nome della Calabria

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Da Roma, corona d’Italia, al più lontano comune di tradizione greca o latina la condizione di salute del Paese è drammatica. L’Italia rinuncia quotidianamente ad uno spicchio della propria cultura millenaria. Svende al tempo, all’incuria, all’abbandono, ai ladri, il proprio patrimonio artistico e culturale. Rinuncia ai teatri di prosa, alla lirica, alle grandi orchestre. Dimentica Pompei ed Ercolano. Consegna al mare il Tempio di Kaulon. Traveste i Bronzi di Riace e asfalta le antiche Sinagoghe di Bova Marina. Tace di fronte alle foreste di rovi che invadono antichi conventi e sconsacrano maestosi altari. Uno sconcerto per l’anima e la rabbia che monta ad ogni reperto che sparisce, magari nel borsone del più coglione dei turisti.

Italia, svegliati! Mi verrebbe da dire a gran voce dal primo balcone disponibile. Anche da «quel» balcone. Perché no? Impegnarsi in prima persona, ormai, è un obbligo. Urge che ogni italiano si riappropri del sentimento di appartenenza e si armi della più arrogante voglia di esserci e di fare. La mia Calabria in primis, direi. Culla di mille civiltà, ha l’obbligo di partorire un nuovo, concreto progetto. Snello, svelto, rivolto al futuro, seppur conscio delle proprie radici millenarie. La Calabria, ed il Sud a cui appartiene per destino e disegno divino, ha la necessità vitale di rendersi partecipe dell’attività che intorno all’arte e alla cultura è importante che nascano. Con l’arte e la cultura si mangia, eccome. Se penso a quanti posti di lavoro potremmo garantire con la cura e l’organizzazione della «cosa artistica», vedo sette arcobaleni apparire all’orizzonte.

E per questo rispondo alla chiamata entusiasta del mio amico Edoardo Sylos Labini, consegnandomi al suo progetto di rifondare il Paese partendo dalla sua ricchezza primaria. La Cultura. Il Partito della Cultura. Eccomi. Senza se e senza ma.