Tra sacro e profano. Una nuova agiografia very pop

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Igor Scalisi Palminteri, frate francescano per sette anni, dopo la vita monastica si è dato all’arte, reinterpretando le sue personali ossessioni

Igor palmieriNon scherza con i santi, e lascia stare i fanti. Igor Scalisi Palminteri racconta, attraverso le sue opere, l’agiografia e le sacre scritture che ha studiato nei sette anni in cui ha indossato il saio da frate francescano. L’artista palermitano, da sempre attratto dalla simbologia del culto cristiano, trasfigura ad arte le statuette recuperate nei mercatini dell’antiquariato: «Hanno vissuto in case, chiese e sacrestie; io le riprendo, le ripulisco, le ridipingo per dar loro una nuova vita e un nuovo significato».

Igor ha iniziato ad appassionarsi alle icone, cominciando da quelle russe che dipingeva – affiancato da un
maestro – in convento. Poi, a un certo punto, quando l’esigenza di avere una donna con la quale metter su famiglia ha preso il sopravvento, abbandonando la vita monastica, si è dedicato all’arte sacra dall’apparente blasfemia: «Può sembrare ambigua, ma nelle intenzioni non lo è. Il supereroe e il santo hanno molte cose in comune. La Vergine Maria, alla quale cui ci si rivolge per ottenere grazie, è simile a WonderWoman che soccorre i cittadini in pericolo. Sono due donne potenti che – cromaticamente accomunate dalle vesti rosse e blu – rappresentano una sorta di jukebox nel quale s’infila la monetina in cambio del miracolo o della sopravvivenza. La mia, dunque, è una critica alle persone dalla fede debole e un po’ ruffiana».

Un’arte, quella di Scalisi Palminteri, che – generando anche scandalo e repulsione – trova apprezzamento non soltanto fra i bambini che assistono incuriositi e divertiti alle esposizioni dell’artista, ma anche da tantissimi Igor Palmieriappassionati cultori del genere, abbagliati dallo stupefacente intuito creativo. Igor pesca a piene mani soprattutto nei fatti di cronaca del mondo terreno. Fra le dodici tele della serie “I santi nudi” – realizzate come un inno alla purezza e all’ingenuità – desta particolare attenzione la Maria Maddalena: «Ha le sembianze di un transessuale. Rappresenta gli ultimi esattamente come la prostituta condotta alla lapidazione, poi salvata da Gesù Cristo. La mia non è una bieca provocazione destinata a far indignare i religiosi, ma uno stimolo che possa far riflettere chi sta davanti al dipinto. Lo spirituale mi appartiene, preme per essere raccontato, e trova riscontro nel contemporaneo. Adopero tutti gli elementi della religione, e così nasce e si sviluppa la mia arte».