Guappecartò, ironia e spavalderia

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Un guappo lucano, due campani, uno siciliano e uno friulano. La melodia? Un motivo ricorrente dai tratti esistenziali. Dottor Zingarone, Mister Braga, ‘O Malamente, ‘O Professore e Frank sono i Guappecartò: un gruppo di musicisti formatosi a Perugia nel 2004 dopo una serie di perfette coincidenze tanto simili a una piacevole sceneggiatura di cinematografia retrò.

«Tutto è iniziato grazie all’ intuito dell’attrice svizzera Madeleine Fischer che ci ha scelto per la realizzazione di un film musicale. Avendo trascorso buona parte del 2003 nel suo castello nella Val di Chiascio, abbiamo deciso di continuare a far musicalmente sul serio, rafforzando lo spirito del gruppo». L’Umbria, dunque, al centro di tutto: «Eravamo tutti fuorisede – o per studi universitari o per la scuola di liuteria di Gubbio che tre di noi frequentavano (fra i quali un componente uscito dal gruppo) – e come spesso accade in situazioni analoghe, ci siamo incontrati per caso». Già predisposti all’ironia e alla spavalderia, i Guappecartò hanno scelto un nome di matrice campana: «Il guappo nella Napoli dell’Ottocento era il temuto eroe del quartiere che aiutava la gente a risolvere i problemi distanti dagli occhi della giustizia. Il modo per insultarlo, mettendo in discussione il suo carisma, era quello di associarlo all’inconsistenza del cartone. Nella lingua corrente napoletana, Guappecartò è ancora un insulto».

teaser-detailAlimentando ad arte l’immagine strafottente, tipica del guappo di ogni ordine e grado, dopo aver messo in valigia una serie di abiti d’époque, sono partiti alla conquista della scena parigina. Impossibile, però, dare una definizione schietta e dettagliata della loro musica. Strumentale o classica da strada? «Contaminata. Ognuno di noi ha introdotto le proprie influenze fondendole alla fisarmonica gitana, alle morbide corde sudamericane o a quelle graffianti del rock. Viviamo a Parigi, la città dell’assoluta coesistenza delle culture. Dettaglio non trascurabile perché ci permette ci assorbire inconsciamente tutti gli stimoli presenti. Il punto cardine della nostra produzione, però, è la melodia: fortemente ispirata al senso italiano».

Dalla Ville Lumière, i Guappecartò sono pronti a conquistare l’Italia: «Abbiamo investito molto tempo in Francia, in Svizzera e in Germania più che altro per un’iniziale questione economica, ma l’intenzione di tornare nel nostro Paese, artisticamente parlando, prende sempre più il sopravvento. Nell’ultimo anno abbiamo contribuito a realizzare la colonna sonora del film L’Arte della felicità di Alessandro Rak, che ci ha dato molta notorietà nel perimetro napoletano. Recentemente – durante una performance musicale tenuta a Matera – abbiamo percepito e letto tanto entusiasmo da parte del pubblico. Ci piacerebbe, dunque, far distribuire il nostro terzo album – che registreremo da novembre – anche in Italia». Oltre all’album? «Stiamo preparando a Parigi uno spettacolo teatrale nel quale metteremo in scena il nostro concerto. Saremo diretti da Fabio Marra: un regista italiano come noi emigrato in Francia. La nostra ambizione massima, però, è quella di continuare a creare linguaggi musicali che – se pur completamente scevri di parole – sappiano farsi comprensibili attraverso la melodia, ed emozionare».