Gli scarabocchi impertinenti di Joshua Held

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Il disegnatore italo-bavarese che anima l’opera lirica

di Grazia Sambruna

Uno studente in gita scolastica sonnecchia nella cappella Brancacci mentre un altro, molto più piccolo, sta appena imparando a tenere in mano la penna. Siamo a Firenze negli anni Settanta, l’italo-bavarese Joshua Held, è alle elementari e la prima cosa che disegna è uno scarabocchio, un po’ come fanno i suoi compagni di classe. Ma a differenza loro, col tempo, non si dimenticherà di saperne fare.

Sono scarabocchi impertinenti quelli di Held: a loro piace ficcare il naso dove, apparentemente, non sarebbero di casa. Non hanno resistito alla tentazione di pasticciare il Barbiere di Siviglia, ad esempio: insieme al regista Pierfrancesco Maestrini, Joshua si trova ora in Slovenia per seguire le prove di un progetto ambizioso, uno spettacolo pieno di animazioni che vadano in sincrono con l’opera lirica, raccontandone ogni istante. Ci era già riuscito qualche anno fa in Brasile. Il risultato fu visto, apprezzato e quindi richiesto anche in patria, più precisamente a Verona, Teatro Filarmonico, dove approderà ad aprile 2015 in una versione nuova di zecca.

Ma non solo. Held ha rielaborato a modo proprio anche Enzo Jannacci, per raccontare la sua Vengo Anch’io, no tu no attraverso disegni adatti ad un pubblico dai nove ai novantanove anni. Papà di moltissimi libri illustrati per bambini, nella sua carriera artistica si contano anche serie tv animate e live cartooning teatrali. «Ma sto lontano dalla satira politica, è troppo ripetitiva», sostiene, «E poi già così, sui social, mi seguono abbastanza matti». Come la testimone di Geova che gli scriveva su Facebook ogni giorno sperando di ricondurlo alla retta via: «Io forse sulla retta via ci sono già, oppure diciamo che non saprei davvero che altro fare, se non disegnassi».

E pensare che, diplomato in pianoforte, il suo sogno sarebbe stato quello di suonare. Per un lungo periodo, prima di diventare grafico pubblicitario, aveva fatto da accompagnatore alle lezioni di danza. Nessuno sparò sul pianista ma comunque non poteva durare, non era destinato a farlo: «È come se avessi avuto un’amante per anni e poi fosse finita male», spiega Joshua, consolandosi coi personaggi che popolano il suo mondo naif: come i Nasoni che, taglienti quanto surreali, puntano a sfatare l’aforisma secondo cui gli occhi sarebbero specchio dell’anima perché è il naso il suo vero timone. «Ho iniziato per caso», racconta Held. E per fortuna non ha mai smesso.

22/09/2014