“Peace&Love”: poesie dure come il quarzo

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A cinque anni dalla morte del poeta, la riedizione del repertorio di Simone Cattaneo

di Davide Brullo

La storia recente della letteratura italiana ha la vertiginosa profondità di sette piani, impilati in un palazzo alla periferia del tempo, a Saronno. Divorati a precipizio da Simone Cattaneo, che “in Inghilterra o in America sarebbe una star, un poeta conteso da reading e salotti buoni, programmi tivù e seminari universitari”, ha scritto Flavio Santi. Invece no. L’Italia è un Paese che dissipa i suoi poeti e che incolonna i lirici-pavoni sulle prime pagine delle “Terze” a redigere burocratici elzeviri. Dal 10 settembre del 2009 la rara manciata di poesie di Simone Cattaneo (poco più di un centinaio) ha assunto la forza di ciò che è definitivo.

Incapace di ghirigori retorici, inabile nell’arte – storica ed estetica – del leccaculismo, più utile come buttafuori che come portaborse, Cattaneo amava Lou Reed e Michael Cimino, Martin Scorsese e i Pogues. Quanto alla letteratura, citava a memoria “Il Principe” di Machiavelli (“il più bel romanzo della nostra letteratura”), adorava Osip Mandel’stam, sbeffeggiava con mitraglia di insulti i poeti cattedratici odierni, i sindacalisti della poesia, i Maurizio Cucchi e i Davide Rondoni, i mistici del citofono, i Milo De Angelis e i Roberto Mussapi, cantori di epopee sul sofà. Intorno al corpo di Cattaneo, ossa distribuite in falò, una generazione di pellegrini: lo onorano, ora, come un autore, come si dice, “di culto”.

Grazie al nipote del poeta, Lorenzo Bernasconi, la pagina Facebook macina meraviglie. Quest’anno la sua città, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, gli ha dedicato un convegno; un cantautore vagabondo, ora a Parigi, Fabrizio Testa, ha costruito intorno ai suoi versi un disco allucinato e lascivo, greve e potente, “Morire”. Perfino Omar Pedrini ha subito il fascino delle poesie di Cattaneo, ha intenzione di cantarle.

I tre libri poetici costruiti da Simone sono radunati nel volume complessivo Peace&Love”, edito nel 2012 da Il Ponte del Sale e ripubblicato quest’anno, a cinque anni dalla morte del poeta; il repertorio critico e il fascio di poesie disperse è invece raccolto nel numero 67 di Atelier, del settembre 2012. Non abbiamo altro, se non altri sparpagliati ricordi, duri come il quarzo. “Vieni figlio mio, portami cento occhi in un cesto da frutta e poi vestiti da donna” è un incipit che ancora blandisce con corrusco splendore, come una follia di aghi in viso. Sapevamo già che il dolore è la matrice della grande arte. Ora sappiamo che un poeta deve andare fino in fondo, al di là della sofferenza, nell’era azzurra dove tutti sono redenti, amati. 

> Simone Cattaneo
Peace&Love
Il Ponte del Sale edizioni, 2014
pp. 122, euro 15,00

Un ritratto appassionato di Simone Cattaneo