Era Dianium ed è Giannutri. Giannutri. Una fra tanto, la dimora dei Domizi Enobarbi. Era un paradiso per i Romani, ed è un purgatorio per ciò che ci hanno lasciato. Una fra tanto, la dimora dei Domizi Enobarbi. La villa, costruita nel cuore della più piccola fra le isole dell’arcipelago toscano, è un esempio prestigioso di architettura di epoca imperiale.
Costruita su richiesta della famiglia senatoria dei Domizi Enobarbi, è stata realizzata nel periodo compreso tra la fine del I e il II secolo dopo Cristo. Con Nerone, divenne possedimento imperiale. E a ben donde! Perché si tratta di un complesso architettonico di grande ricchezza. Il “quartiere padronale”, tre livelli collegati da maestose scalinate e costruiti attorno ad un cortile al quale arrivavano anche un ninfeo e vari altri ambienti, ospitava, tra l’altro, il grande triclinio, una terrazza panoramica e le camere da letto. La villa era, inoltre, dotata di complesso termale, impianto di riscaldamento a camera d’aria e ergastulum per la servitù. E, ancora, di due approdi marittimi e una cetaria, per la lavorazione del pesce. Potrebbe bastare, per doverla tutelare? Un coro (universale) risponderebbe di sì! Ma…
Ma, ragazzi, siamo o non siamo in Italia? E, dunque, la villa è una sorta di resto di cadavere, recintato alla bell’e meglio, di cui tutti approfittano. Dai cani, per pisciare, a certi anonimi che l’hanno utilizzata per farci un toga party, a pattuglie di curiosi senza permesso di scavalco.
Di chi la responsabilità? L’elenco è lungo. L’isola di Giannutri è, attualmente, di proprietà del ministero dell’Ambiente. Ma ne hanno competenza anche il Comune dell’Isola del Giglio, che amministra, ma non possiede, l’ente parco, il demanio, la Regione Toscana, la Soprintendenza archeologica, la Soprintendenza paesaggistica, la direzione dei Beni culturali della Toscana. Può bastare per giustificarne l’agonia? Infatti, mi chiedo: quando li metti d’accordo tutti i funzionari? E, dunque, senza tanti giri di parole, la Villa MUORE.
Come la maggior parte del nostro patrimonio storico e archeologico. Muoiono templi, chiese, castelli, palazzi, sculture, tele, scritti e sogni. Muore arte ogni giorno, in Italia. Siringata a morte da funzionari incompetenti, impiegati disattenti, politici ignoranti, studiosi troppo impegnati a organizzar convegni. Muore, l’Arte. Puttana di ogni comizio, vittima di ogni egoismo. Muore quando viene dimenticata, svenduta, derisa e distrutta. Quando è esposta, illegalmente, nelle vetrine di cristallo delle case dei potenti. Muore quando viene murata fra i mattoni della recinzione di quelle ville. Muore quando non viene offerta alla vista della gente. Quando non le si consente di essere ammirata. Goduta. A Giannutri, l’ennesima anima in pena. L’ennesima agonia…