Oppido si inchina solo alla cultura

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Una serata per dire no alla mafia nella città del presunto inchino

di Michel Dessì

Oppido si inchina solo alla cultura. È questo il messaggio forte che si alza dalla piccola piazzetta del comune alle pendici dell’Aspromonte, infangato nei mesi scorsi da certa stampa, a causa del presunto inchino alla casa del boss Mazzagatti (Ultra ottantenne, agli arresti domiciliari, malato di tumore). Oppido non è terra di malaffare. Ma una terra in cerca di riscatto.

Sono troppi i pregiudizi nei confronti di un popolo onesto e storicamente intriso di fede, arte e cultura, che domenica scorsa è sceso in piazza per dire basta. Al fianco dei cittadini anche i giovani amministratori i quali a pochi giorni dall’insediamento sono stati calunniati e infamati. Aggrediti dall’onta mediatica che voleva le dimissioni a tutti i costi. Forse perché scomodi. A guidarli Domenico Giannetta che ha scelto coraggiosamente di schierare al proprio fianco la gioventù più valida.

Intense e apprezzate, l’interpretazione di Edoardo Sylos Labini di un monologo tratto dal suo nuovo spettacolo “Nerone, duemila anni di calunnie” e quella di Nino Spirlì che ha letto alcune pagine del romanzo “Il Visionario e il Ciabattino” di Saverio Strati. Con la cultura si mangia. Si vive. Labini ha fatto fede alla sua promessa fatta nei mesi scorsi a Reggio Calabria. E la gente ha apprezzato, e insieme a lui, muniti di martello, hanno distrutto le armi giocattolo a cui i bambini di Oppido hanno definitivamente rinunciato. Ha concluso la serata una lunga fiaccolata per le vie della città che è terminata di fronte alla targa posta sulla piazza principale di Oppido, in memoria delle vittime della ‘ndrangheta.

05/09/2014