E Ignazio Marino seppellisce Augusto

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Sono molte le firme, soprattutto di orientamento progressista, a stroncare senza pietà la Roma attuale e il suo sindaco Ignazio Marino. Non ci sono di mezzo solo la sporcizia, i rifiuti, la perdita dei bagagli all’aereporto, lo stato dei servizi pubblici e nemmeno l’accusa avvilente sull’incremento di furti e borseggi avanzata ufficialmente dal British Office. No, in questi giorni l’accusa va all’amnesia capitolina e italiana, sul bimillenario della morte di Ottaviano Cesare Augusto, primo imperatore romano.

“Così Roma perde la grande occasione”, “Allagato il mausoleo di Augusto nel giorno bimillenario”, “Si ripulisce dai rifiuti il mauseoleo in vista delle visite”, “Uno Stato litigioso e arcaico ha tenuto fermi i lavori di restauro dal 2006 ad oggi”, “Il bimillenario di Augusto snobbato. Tre visite e un allagamento”, “Le Scuderie di Augusto ingoiate dal maxiparcheggio nel cuore di via Giulia”, “Augusto, dopo due millenni esatti fa acqua”. Le stesse voci, insospettabili di qualunque nostalgia politica, non esitano a rimarcare: “Nel 1937 a duemila anni dalla nascita dell’imperatore, Mussolini portò a Roma un  milione di visitatori. Oggi 90 in tre visite prenotate di mattina, poi pausa pranzo e stop”.

UFO O CENOTAFIO?

Nella centralissima, ed estesa per ben 28mila metri quadrati, piazza Augusto Imperatore, tra il Corso e l’Ara Pacis, una lunga e disordinata recinzione  circonda una enorme buca nel terreno dove si erge in mezzo una strana costruzione, una collina di malta e terra, incomprensibile al primo sguardo se non come un ufo, una enorme meteora precipata dal cielo. Non un cartello, una scritta, un’indicazione ricordano che si tratta del Mausoleo, tomba circolare di Augusto.

Il vasto rudere recintato e chiuso al pubblico, sta al centro di uno spazio invaso da erbacce e mal drenato, che si riempie d’acqua ogni volta che piove a lungo o sale il livello del Tevere. In realtà il Mausoleo è un vero monumento al degrado, al ricovero di fortuna per i senzatetto, alla sporcizia dilagante, alla latrina a cielo aperto. Opere improvvisate, scritte sull’asfalto che titolano anche sassi lasciati da artisti improvvisati satireggiano, dilaniano e irridono (inconsapevolmente) l’arte contemporanea, quanto ed ancor più di quanto non abbiano fatto Crespi in Ars Attak e Parente nel Il più grande artista dopo il Fuhrer.

Probabilmente nessuna autorità, nei vari decenni, ha mai voluto che finisse in questo stato, se non le ditte fornitrici di recinzioni e soppalchi che dal degrado distribuito per la capitale incassano (quando incasseranno) migliaia di euro quotidiane. Eppure non si non può non vedere affiorare un “antiAugusto” dalle profondità dell’inconscio delle donne e degli uomini delle istituzioni. Non mancano nei meandri dell’anima di molti vertici, desideri inconfessabili e perseguiti, di un suicida dileggio dell’autorità, parola insita nello stesso termine imperiale.

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Come spiegare i decenni di disattenzione? L’indifferenza totale al richiamo del Mibac del 2009 (“entro il 19 agosto 2014 tutto il monumento sia recuperato, valorizzato, rilanciato, visibile e visitabile”)? Addirittura nel 2006, il Comune di Roma ripresenta i plastici, approvati all’epoca, del restauro dell’architetto Cellini, di piazza e Mausoleo. Più che restaurare, sfonda la piazza verso il Tevere, in un ritorno ad archetti barocchi, che però non si apriranno mai all’Ara Pacis, perché proprio nel 2006 la stessa Ara venne iscatolata senza dare troppa attenzione al mausoleo e alla sua vegetazione originaria.

Infine tornano promessi, come 8 anni fa, i soldi, 12 milioni di euro, in una città indebitata fino agli occhi e che sta perdendo anche i finanziamenti della legge Bray. A riprova della buona fede, vengono citati i 3 milioni già spesi nel 2009. E snocciolate le date: gara d’appalto europea entro il 2014, cantieri entro l’inizio 2015, riapertura a metà 2017.

DOPO 79 ANNI, APERTO PER POCHE ORE

Solo all’avvicinarsi della ricorrenza del doppio millenario di dominio di Augusto, gli addetti capitolini hanno tolto le erbacce più evidenti e riaperto il Mausoleo a qualche decina di visitatori, dopo ben 79 anni, per chiuderlo all’ora di pranzo, tutti contenti per non avere dovuto impiegare passerelle malgrado gli allagamenti improvvisi dalle tubature Acea. In fondo, ci sono tutte le altre celebrazioni augustee già previste o in corso. Alcune purtropo sfasate come la bella mostra alle Scuderie del Quirinale, tenutasi tra l’autunno 2013 ed il febbraio di quest’anno: i partecipanti, la Réunion des musées nationaux, Grand Palais e il Louvre, avevano i loro impegni per quest’anno. Altre, impossibili, come quella dei resti delle stalle di Augusto, gli “stabula” dei cavalli delle corse del Circo Massimo, trovati durante gli scavi del maxiparcheggio di via Giulia. La Soprintendenza archeologica nel 2011 ne voleva fare un museo e impose 5 milioni di euro di lavori supplettivi. Non essendoci  soldi per nuovi musei e i resti sono tornati sottoterra.

Chissà invece perché all’Ara Pacis, L’eredità di Augusto ha bisogno della presenza di illustri colleghi come Carlo Magno, Federico II, Carlo V o Napoleone, in fondo meno versati nell’arte del comando? Infine, lo sforzo del blocco istituzionale, Roma Capitale, Sindaco, Assessorato, Sovrintendenza, Zètema, incluse le banche creditrici, ha partorito la visita alla villa sul Palatino, viaggi virtuali ai mercati traianei, e la novità (sic!) nel Foro augusteo illuminato del racconto multimediale interpretato dalla voce onnipresente e melensa del divulgatore tivù Piero Angela.

Archeologia contemporanea in quella antica Per poi a fine agosto concludere con Virgilio, Catullo e Ovidio recitati in latino; ma non con il poeta imperiale per eccellenza, l’epicureo Orazio che esaltò nel 17 a.c. l’ideologia augustea con il religioso Carmen saeculare, quello più noto come “Sole che sorgi libero e giocondo”, musicato da Puccini nel 1919.

LA MALEDIZIONE DELLE SOVRINTENDENZE

Non è la depressione del Paese, né la spending review a tenere così sotto tono un evento tanto importante quanto il bimillenario. E’ proprio l’incapacità di “vendere” cultura, di inventarsi grandi giubilei storici e laici, quello che tutte le grandi capitali nel mondo fanno e che anche Roma seppe fare quasi 80 anni fa. Mentre con soddisfazione chiudevano il Mausoleo, gli addetti hanno pensato con un sospiro di sollievo che per due anni e mezzo fino alla prossima riapertura non avranno più a che fare con la “maledizione di Augusto”. Su di noi resta, grave e pesante la vera maledizione delle Sovrintendenze, fintanto che non sapremo liberarcene affidandoci alle invenzioni ed agli investimenti privati. Appuntamento dunque al prossimo millenio.

6 Commenti

  1. …Peccato per Roma capitale! I sindaci e i degradi si susseguono nei lustri quasi sempre uguali e monotoni (salvo poter scegliere il peggiore fra i peggiori: già ci siamo dimenticati di Alemanno e degli amici naziskin ai vertici dell’A.M.A.?!? e i suoi anni di pessima amministrazione, clientele, scandali, figuracce e promesse mai realizzate?).
    Se ci fosse stato Mussolini, avrebbe magari ri-sventrato la Roma medievale per riportare in auge “gli antichi fasti” imperiali (ovviamente a proprio uso e consumo) con l’afflusso di un milione di visitatori nel 1937 (…il 24 ottobre del 1936 ricordava gli otto milioni di baionette “bene affilate e impugnate da giovani intrepidi e forti” pronti a vincere tutte le guerre): ma per fortuna, Mussolini non c’è. Sta bene nel ricordo di Piazzale Loreto, a futura, perenne memoria della giusta fine di tutti i dittatori.
    In quanto a Roma, continua ad aspettare con millenaria pazienza che il degrado prima o poi finisca: ne ha viste e sentite di tutte i colori anche il “Romolo e Remolo” di Silvio Berlusconi, novello Tito Livio…(lui si che ha avuto a che fare con Augusto!): così, tanto per non dimenticare la storia…!

    • Sottolineare Piazzale Loreto la colloca tra la pletora di tutti i comunisti che non hanno rispetto neanche per la morte. Congratulazioni.

  2. Non posso che concordare con quanto scritto da Agostino Vaccara. Da Romano mi piange il cuore nel vedere la mia citta’ ridotta in questo stato da amministratori incapaci ed imbelli. Roma Capitale? Non mi interessa, portate la Capitale al Nord: Milano, Torino, Venezia, dove vi pare e cola’ trasferite anche tutti I Ministeri con la pletora di impiegati e funzionari che li popola. Per me Roma e’ e rimarra’ per sempre Caput Mundi.

  3. Paragonare quell’imbelle di marino a Mussolini, è da dementi. Mussolini ha fatto molti errori, l’ultimo, il più grave, quello di entrare in guerra a fianco di quel folle di hitler. Però ha fatto anche molte cose giuste. Mussolini amava Roma e tutto quello che rappresentava: la gloria dell’Impero.
    Credo che marino la storia neanche la conosca!!! per lui Roma Capitale è solo una fonte di contributi da distribuire ai suoi accoliti. Niente andrà mai ai romani!!!!!

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