Pubblichiamo la lettera di Salvatore Aricò, ultimo direttore del Valle prima dell’occupazione ora Responsabile Nazionale Teatro e Danza Dipartimento Cultura di Forza Italia all’assessore alla Cultura di Roma Capitale, Giovanna Marinelli.
Gentilissima Giovanna,
l’occasione di questa nota, mi offre l’opportunità per augurarTi buon lavoro nelle nuove responsabilità che Ti sono state affidate e ricordare soprattutto i dieci anni di lavoro comune sui Palcoscenici dell’Eti e del Teatro Valle.
Permettimi però con il riguardo dovuto al Tuo incarico istituzionale, ma anche per il rispetto della pura verità, dover correggere le affermazioni sulla futura destinazione del Teatro Valle al Teatro di Roma: in “Tale decisione avviene in piena conformità con il protocollo d’intesa approvato tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Roma Capitale”.
Mi dispiace contraddirti, ma tra Gennaio e Giugno 2011 in una serie di incontri in via del Collegio Romano e in Campidoglio, ai quali venni ufficialmente invitato a partecipare e portare un contributo di esperienza (ancora nelle mie funzioni di direttore del Teatro), posso testimoniare la diversa determinazione politica ed istituzionale assunta dal Ministro Sandro Bondi, dal Sindaco Gianni Alemanno e dagli Assessori alla Cultura Umberto Croppi prima e Dino Gasperini dopo.
Fin da allora emerse il condiviso orientamento ad emanare entro il 1° luglio 2011 il “Bando di Gara Europeo ad Evidenza Pubblica”per l’affidamento artistico e dei servizi del Teatro Valle, come in precedenza accaduto per il Quirino, dando concreto seguito all’atto di indirizzo dell’ex Ministro Rutelli del 2007 rivolto all’Eti e allo stesso statuto dell’ente, il cui articolo 3 prevede la “Progressiva dismissione dei Teatri di Proprietà”. Sempre durante i citati incontri, emerse l’ulteriore indicazione di affidare, con delibera della giunta comunale, il Teatro Valle al Teatro di Roma, a titolo provvisorio e transitorio in attesa dell’assegnazione al nuovo gestore della storica sala, con un impegno di spesa di 1,5 milioni di euro per la copertura dei costi di funzionamento della struttura.
Oggi leggo dai giornali che Roma Capitale avrebbe modificato, senza apparenti ragioni e motivazioni questa posizione. Lo ritengo una negazione di quel pluralismo espressivo in cui pubblico e privato devono poter convivere, confrontarsi senza prevaricarsi per evitare quella condizione di monopolio dell’offerta culturale di cui la nostra città sempre di più avverte il peso e il rischio.
Il 23.05 1996 scrivevi da Direttore Generale una lettera indirizzata ai colleghi dell’Ente e dei Teatri, nella quale sostenevi “Un patto fondato nel confronto delle idee, la lealtà dei comportamenti e la professionalità nel lavoro”. Nulla di tutto questo è ravvisabile nella okkupazione del Teatro Valle, al cui interno le idee sono state sostituite dall’ideologia, la lealtà dei comportamenti dall’illegalità, la professionalità dall’apologia di reato.
Il Valle occupato è e resterà un’offesa indelebile per tutti coloro che ancora credono negli autentici valori della democrazia e nel rispetto delle regole della civile convivenza.
Con rispetto
S.A.
9.08.2014