I Bronzi? Basta ciance: mandiamoli in tournée

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bronzo_di_riace_by_epicuro-d6c78ivMa chiediamolo a loro, no? Se vogliono viaggiare o meno. Avranno il diritto, Guerriero A e Guerriero B, di esprimere il proprio parere? Io glielo riconosco, non fosse altro che per la potenza di polmoni che hanno dimostrato avere a stare per duemilacinquecento anni sott’acqua, senza riaffiorare mai. E NON SONO MORTI! Mentre adesso sono trattati da malati. Lo sanno, infatti, gli italiani che in quei 32 milioni di euro spesi per la ristrutturazione delle sale del museo ad essi destinate è compresa l’avvenuta costruzione di una “stanza di decontaminazione” in cui tutti i visitatori vengono riavverginati e resi innocenti prima dell’incontro coi due uomini nudi più famosi del mondo? Una stanza di decontaminazione che dovrebbe servire ad ammazzare ogni microbo o virus pericoloso (Meglio di una radioterapia? Meglio di una chemio?) che potrebbe nuocere ai due forzuti rappresentanti della gagliardia magnogreca?

Che esagerazione! Come un’esagerazione vera è quanto sta accadendo attorno al loro auspicabile tour per il mondo. Che ci fanno questi due Audaci inchiodati al pavimento di un museo? La condizione non corrisponde all’indole dei personaggi. Sono secoli che andiamo ripetendo: i Bronzi devono viaggiare! Basta con le ciance, le giaculatorie localiste; i ripiegamenti che fanno del campanile la traccia della punta del compasso celeste!

Lo dovrebbe accettare la mia amica Jole Santelli, coordinatrice regionale di Forza Italia in Calabria, la quale, giustamente piccata dalle accuse di Vittorio Sgarbi, che ogni due per tre ci offende chiamandoci ndranghetisti, si schiera contro il trasferimento all’Expo 2015. Sgarbi farebbe bene a chiedere scusa a questa terra che, anni fa, quando era poco più che un personaggino televisivo del salotto di Costanzo, lo accolse con garbo ed educazione. Jole, invece, figlia di queste contrade, dovrebbe metabolizzare l’ansia da abbandono che colpisce ogni meridionale, quando si sente strappare dal viaggio una persona cara.

Sulle intronate esternazioni di altri politici al sunset boulevard neanche mi soffermo. Catastrofici, ciechi e sordi quanto il venerabile Jorge de “Il nome della rosa”, cercano di seminare paure e angosce nel popolo che, inesperto, a loro chiede consiglio. Se ne faccia vanto, invece, il Popolo di Calabria, dell’Adorabile Arroganza dei suoi Ambasciatori, che, pur bimillenari, affrontano mari, cieli e terre per esportare nel Mondo il vigore ed il fervore della Gente del SUD.

Farli viaggiare significa aver superato ogni paura. Significa esportare in tutto il Pianeta il meglio dell’essere calabrese: quella generosità senza contropartita a cui ci educano i nostri genitori. Significa spezzare le catene che per troppo tempo ci hanno legato al malvivere e alla dipendenza dalla malapolitica e dal malaffare. Farli arrivare, trionfanti e vincitori, belli come solo Loro sanno esserlo, nel cuore di ogni Capitale del mondo, significa assicurarsi un posto d’onore nel petto di ogni Uomo. E, non ultimo, sarebbe una sorta di continuo tintinnio nel salvadanaio Calabria, che tanto ne avrebbe bisogno, di quel suono argentino di monete.

Ed ora, arrivi l’uragano di sì e no…