Perché solo il Valle occupato? Occupiamo tutti in teatri d’Italia

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Forse è pensabile una soluzione per il teatro Valle. Una soluzione che non riguarda il Valle, bensì le altre istituzioni. Fino a oggi si è parlato solo di sgombero, di asta, di bandi, e così via. Si potrebbe agire altrimenti: basterebbe che il comune di Roma pagasse a tutti i teatri romani le utenze, luce, gas, riscaldamenti, immondizia… Bisognerebbe evitare il pagamento di IVA, Empals, Siae e di tutti gli obblighi che hanno normalmente i teatri. Si dovrebbero mandare a casa maschere, cassiere, non pagare i tecnici e far fare le pulizie gratis a qualche giovane volenteroso.

Poi è necessario applicare un prezzo politico dei biglietti e pagare il poco che rimane in nero. Si potrebbe al limite dividere gli incassi tra gli artisti. Le compagnie e gli artisti ospiti, ovviamente, dovrebbero dormire in teatro, la cosa si risolverebbe con qualche branda nei camerini.

Applicando queste regole ai teatri romani, ben presto la nuova consuetudine si potrebbe diffondere ai teatri di tutta Italia e avverrebbe una democratizzazione generale del teatro. Un’immensa liberazione. Ogni teatro occupato dovrebbe dotarsi di un artista-regista-drammaturgo di riferimento in grado di essere il capo indiscusso del progetto artistico. Gli attori lavorerebbero gratis sotto gli ordini del neo-dittatore, ma avrebbero una branda gratis nei camerini e risparmierebbero sull’affitto.

I teatri in difficoltà e indebitati potrebbero annullare i loro debiti e dichiararsi occupati. Si raggiungerebbe una democratizzazione diffusa e un superamento delle vecchie logiche assistenzialiste e spartitorie.

Non si dirà più “vado a teatro” ma vado al “bene comune”. Non si capisce infatti perché un solo teatro debba definirsi “bene comune” e gli altri no. Tutti saranno “bene comune”. Vado al “bene comune” Argentina, o al “bene comune” Argot, o al “bene comune” Eliseo.

In questo modo, finalmente, la cultura in Italia sarebbe democratica e diffusa, diretta dal basso e libera da lacci e lacciuoli burocratici. L’operazione non è difficile e potrà essere facilmente realizzabile. I gestori dei teatri dovranno solo appendere un cartello sulla strada con scritto “OCCUPATO” e smettere di sottostare a tutte quelle insopportabili regole vessatorie che li mettono in crisi. Poi dovranno chiamare un po’ di amici, meglio se ricchi di famiglia, e invitarli a gettarsi in questa nuova e meravigliosa avventura del  BENE COMUNE NAZIONALE.