Gianrico Tedeschi, Franco Branciaroli, Ugo Pagliai e Massimo Popolizio esorcizzano la morte con lo sberleffo
di Francesco Sala
Di cosa è fatto un attore? Di strumenti apparentemente semplici, antichi, innati per l’essere umano: ritmo, attenzione, verità, ascolto, capacità di imitare, ironia. Recitare è una continua scoperta; l’attore (il termine deriva da agere) è uomo d’azione, deve agire e passare attraverso diversi stati per interpretare un personaggio. Chi recita vive tante vite. Il teatro punta alla scoperta del Sé e delle potenzialità creative dell’esistenza. Recitare allunga la vita. Lo ha dichiarato recentemente Franca Valeri, reduce da uno spettacolo al Festival di Spoleto.
Al teatro Franco Parenti di Milano, fino al 25 luglio e poi in tournée, si potrà ammirare un altro grandissimo della scena italiana, classe 1920: Gianrico Tedeschi. Saltellante, pronto all’azione, lucido, voce piena, balla il tip tap! È il folletto di una strana banda di clochard, immersi in una scenografia fatta di baracche e lamiere, di strutturale nudità, ideata per l’occasione da Margherita Palli. L’insolita combriccola è formata da Franco Branciaroli, autore e regista, Ugo Pagliai, Massimo Popolizio.
Questi grandi attori riflettono la loro condizione di emarginati, monotoni, costellati da una sparuta felicità. La maschera è uno strumento terapeutico per darsi un’identità e per occultare la contraddizione continua in cui è invischiato l’uomo nel vivere quotidiano. Il bandolo non si trova. Il processo è senza meta. L’assurdo è la radice del movimento. O l’assurdo o il nulla. Se non c’è nessuna ragione di esistere, allora la Morte con la falce può anche morire perché, per dirla con Sartre, ogni esistenza nasce senza ragione e muore per combinazione.
Il colpo di genio è rappresentato proprio dalla morte impersonata da un Branciaroli-Totò; maschera per eccellenza, sberleffo massimo, contraddizione che lega desiderio e delusione. Applausi trionfanti in un insolito luglio.
22.07.2014