di Maria Lucia Tangorra
Il “Festival Internazionale Castel dei Mondi” di Andria è un evento che guarda sia alla terra che lo ospita – non usandola semplicemente come sfondo – sia oltre i confini nazionali. Arrivato alla sua XVIII edizione, ha voluto azzerare quella distanza che talvolta si crea tra ciò che va in scena nelle grandi città come Roma e Milano e i tempi di messa in scena al Sud. Il festival diventa così vetrina per prime regionali, ma anche un baluardo che dà spazio e ospitalità alla nuova drammaturgia italiana e non, attraendo amanti del teatro, operatori e critici da tutta Italia, e oltre.
La manifestazione si svolgerà dal 21 al 31 agosto nel centro storico di Andria e a Castel del Monte, splendido maniero federiciano. Ancora una volta, grazie a queste location, l’arte creativa del teatro e della musica (vedi la sezione Off curata da Mario De Vivo) si sposa con l’arte architettonica e del paesaggio rendendo ancor più unico e irripetibile quell’istante della rappresentazione.
Proponendosi come un ponte tra le generazioni e le drammaturgie, il festival non poteva non presentare due sezioni che si compenetrano l’un l’altra: “Internazionale e nuove tecnologie” guidata da Riccardo Carbutti e “Nuova drammaturgia” sotto la direzione artistica di Antonella Papeo.
La prima ha come fiori all’occhiello: “We are still watching” di Ivana Muller, un’esclusiva nazionale dove protagonista è il pubblico, non il performer. E “Tapis Magique – L’origine du monde”, l’opera sperimentale dell’artista franco-messicano Miguel Chevalier, il quale gioca con l’arte musiva e l’idea di pixel. La sezione “Nuova drammaturgia” mette insieme Antonio Tarantino con “Namur (o della guerra e dell’amore)” ed Emanuele Aldrovandi, autore di “Homicide house”, testo vincitore del 52° Premio Riccione – Pier Vittorio Tondelli 2013, presentato qui in prima nazionale. Ma in una rassegna che vuole “unire mondi”, non potevano mancare le giovani compagnie come i Fratelli Dalla Via con l’ironia pungente di “Mio figlio era come un padre per me” e Maniaci D’Amore con “Morsi a vuoto”, uno spettacolo divertente su una generazione cresciuta nel disincanto. Agli emergenti che si stan facendo strada, si aggiungono le identità forti di Arturo Cirillo e Danio Manfredini, senza dimenticare le compagnie più di ricerca come i Babilonia Teatri col loro “Pinocchio”. Non resta che immergersi in un festival che vuole essere colto e popolare.