Se un Handicappato è carogna di professione

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Dire addio al politically correct. A teatro

di Grazia Sambruna

Mettete che ad un certo punto pensiate di farla sporca. È il giorno più difficile della settimana, facciamo un lunedì, la pausa pranzo sta per finire ma dovete fare un salto in farmacia a comprare lo sciroppo per la tosse grassa di cui siete fresca vittima di giornata. L’alternativa è fare una pessima impressione al vostro capo nell’importante riunione che dovrete sostenere di lì a poco. Arrivate davanti alla farmacia, c’è un solo parcheggio libero: riservato ai disabili. Davanti a voi un occhialuto ragazzo spastico si offre gentilmente di tenervi il posto mentre portate a termine la vostra missione. Tornate e la macchina ha le ganasce. In più il serafico invalido che prometteva di vigilare sul vostro veicolo ha chiamato la polizia e ora dice che voi avete parcheggiato lì rubando il posto a sua madre che adesso vaga senza meta a causa vostra. Sono cose che succedono quando si ha a che fare con David Anzalone, in arte Zanza. 

“Handicappato e carogna” di professione, come recita il titolo del suo primo libro edito da Mondadori. Tanto handicappato e soprattutto tanto carogna da essersi prodotto nella sopracitata scenetta del posteggio per una candid camera del programma di Rai 3  ideato da quel geniaccio del male di Giorgio Montanini, Nemico Pubblico. E non poteva esserci definizione più appropriata. Per Zanza, s’intende.

Prendete il politically correct, impacchettatelo e speditelo in Alaska per una vacanza in perpetuum. Anzalone ha 38 anni è spastico dalla nascita ma non se ne fa un fico secco della vostra pietà. Brama, invece, le vostre risate. Sul palco racconta la sua vita dal primo giorno di scuola quando la maestra, visibilmente in imbarazzo, non sapeva a quale compagno di banco sbolognarlo optando poi per un paraculissimo calorifero freddo, pure a settembre. Le donne, ovviamente, non mancano. Solo che sono come le Olimpiadi: David ne vede una ogni quattro anni. Forse anche perché per mandar loro il romantico messaggio della buonanotte, deve cominciare a scrivere all’alba.

Queste battute taglienti fanno ancora più effetto pronunciate dal diretto interessato, nonché interessante. I più timorati tra voi, se sentissero qualcuno riferirsi così ad un disabile, si farebbero il segno della croce subito dopo il predicozzo sul sempiterno dilemma “Ma dove andremo a finire?”. E se per realizzare quanto questo sia un banale interrogativo fine a se stesso, fatevi un favore: andate a teatro. Già dai primi minuti di “Io non sono normale”, autoironico titolo dell’ultimo spettacolo di Zanza, vi risulterà lampante che avete sbagliato domanda, atteggiamento, visione, tutto. Perché lui sarà anche disabile, non v’è dubbio, ma, non so voi, io ho ancora quella brutta tosse grassa…