Riccardo Tesi: dagli Appennini ai Balcani, dal Mediterraneo agli States

0

Vent’anni di world music

di Grazia Sambruna

 

Organetto diatonico, accordéon diatonique. Uno strumento a mantice che c’era già prima della fisarmonica nonché, naturalmente, prima che Riccardo Tesi se ne innamorasse. “È stato un colpo di fulmine”, dice lui, classe 1956 e una vita passata a suonare sul palco. Da Ivano Fossati e Fabrizio De André fino ai maggiori Festival internazionali tra Vancouver a Bimhuis passando per il Giappone. World music. Pur essendo “nato per caso, guardando una vetrina” quel colpo di fulmine, come accade solo ad alcuni fortunati, ha dato inizio ad una lunghissima e appassionata storia d’amore. Lunghissima, appassionata e soprattutto apprezzata tanto che oggi le sue composizioni vengono insegnate nei conservatori. E suonate ai campionati mondiali di organetto.

L’etichetta di “Signori del Folk” Tesi e la sua Banditaliana (in cui militano Maurizio Geri a voce e chitarre, Claudio Carboni al sassofono e Gigi “FastFoot” Biolcati alle percussioni) se la sono guadagnata sul campo in oltre vent’anni di incessante attività che portano, oggi, alla nascita di un nuovo disco, “Maggio”. Dodici tracce che fanno incontrare alla tradizione mediterranea la canzone d’autore e il jazz insieme al liscio in chiave “balkan”. Se un tempo si diceva “Bello come l’incontro fortuito su un tavolo operatorio di una macchina da cucire e di un ombrello” ora, ascoltando Maggio, si potrebbe affermare: “Bello come un Samurai che balla la taranta tra un sorso e l’altro di sakè”. 

E poi Galata, la Sardegna, il Corno d’Africa e le colline pistoiesi, Tirana, gli Stati Uniti e l’Appennino bolognese. Di brano in brano, il disco si fa viaggio, diventa avventura, mentre i suoni si inseguono tra la rigorosità di un valzer e la coralità dei canti popolari, accompagnando chi ascolta in un itinerario dai risvolti imprevedibili. C’è “Merica” che catapulta nell’America dei primi del Novecento tra gli emigrati italiani alla disperata ricerca di lavoro. E, quattro brani più in là, spunta “L’arca e la paura”, il racconto, narrato in prima persona, di una donna libica in viaggio su un barcone della speranza verso le coste italiane. Note dolenti, senza frontiere.

E senza frontiere è anche il tour mondiale di Tesi e soci che conta pochissime tappe nel nostro Stivale.  A riprova del fatto che esistono tuttora delle cose tanto belle quanto rare, di quelle che capitano solo ad alcuni fortunati. Come la buona musica e i colpi di fulmine.

 

18.05.2014