Un nuovo progetto politico senza piangersi addosso

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Qualche giorno fa nell’indifferenza dei giornali di sinistra, con la sola eccezione di Rondolino su Europa e di un diffamante articolo del Fatto Quotidiano, ho presentato insieme al Presidente Berlusconi il Dipartimento Cultura di Forza Italia. Della conferenza stampa, i maggiori quotidiani italiani hanno dato spazio più al gossip che alla nascita di una struttura che vuole dare voce a tutto il settore artistico-culturale del nostro Paese.

Quelli che invece, stupefatti , hanno riportato la notizia sono i blogger e gli intellettuali di destra che, ormai dopo vent’anni avevano messo una pietra sopra l’argomento Cultura nel centrodestra. Ed io che sul palcoscenico sono cresciuto a Marinetti e d’Annunzio con una vera e propria azione futurista ho dimostrato come le certezze rendano in realtà l’uomo più fragile. Tra i tanti “in bocca al lupo” e qualche “in guardia!” lo scetticismo del mondo delle destre è quello che più mi ha colpito.

Conosco la ghettizzazione che gli artisti e gli intellettuali non conformi al conformismo alla Fabio Fazio subiscono oltre che in Rai anche in “casa” ( vedi Mediaset, Mondadori, Medusa), però sarebbe forse giusto fare un po’ di autocritica. L’individualismo evidentemente non aggrega e senza aggregazione il palazzo è privo di fondamenta. E in un palazzo senza fondamenta non si tira su nemmeno un piano. E così lo spettro di Berlusconi come un fantasma shakespeariano aleggia da una parte e dall’altra indistintamente come capro espiatorio dei propri egocentrismi. “Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui” scriveva Ezra Pound prima di finire in gabbia per aver creduto fino in fondo alle sue di idee.

E’ vero che il centrodestra se ne è fregato altamente del mondo culturale, lo ha ammesso lo stesso Presidente in un mea culpa iniziale in conferenza stampa, ma è altrettanto vero che il mondo delle intelligenze ha preteso posizionamenti senza fare squadra. Così non sono arrivati né l’uno né l’altro. Il punto è questo. Senza una strategia non si costruisce il futuro e non si lascia nessun segno. Ha prevalso quel complesso da prestazione, una sorta di eiaculatio precox di chi a destra si sente giudicato da sinistra. E poi quell’insopportabile senso d’inferiorità,la voglia di essere accettati dai salotti radical che, pontificando su tutto e su tutti hanno ribadito soltanto la loro incontrastata Grande Bruttezza.

Allora, invece di piangersi addosso meglio provare ad aggregare rivolgendoci a tutto un mondo mai rappresentato in politica, lasciandoci alle spalle novecentiste destre e sinistre intellettuali ormai superate e sempre in “cerca d’autore”. La novità è questa, un partito della Cultura dentro un partito bisognoso di restyling, con persone giuste al posto giusto senza traditori e senza lacchè. Un’officina con professionisti ed operatori del settore dove produrre contenuti e proposte concrete, per rilanciare la nostra bella Italia attraverso il suo immenso patrimonio artistico culturale. Ci sono artisti, ex direttori di teatro, di enti cinematografici, di giornali, organizzatori di mostre che con me ci stanno mettendo la faccia e tanto entusiasmo. Nel nostro partito non ci sarà più spazio per chi dice che con la cultura non si mangia. Noi ci vogliamo mangiare eccome e farci mangiare milioni di italiani. Incoscienza ? Ingenuità? Può darsi ma sopratutto idee che diventino azione. Agli scettici e a quelli un po’ musoni chiedo tempo. E più che altro ricordo loro di osare sempre. Anche con i venti contrari. Giusto così, per lasciarci il passato alle spalle.

14.05.2014

 

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1 commento

  1. Così si parla! Grande Labini! Avanti con la rivouzione culturale in un Paese vecchio e stantìo!

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