Quei tedeschi che da sempre odiano Roma

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merkel-557x262-spirlìAncora polemiche tedesche sull’Italia. Ancora una volta i nipoti di Goering, Himmler, Hitler, Mengele, Goebbels, Hess, Kappler, Priebcke e mille e mille e mille, vogliono darci lezione di civiltà. Senza vergogna. Qualche giorno fa, Der Spiegel ha voluto scomodarsi a pubblicare un lunghissimo articolo denigratorio, dedicato a Roma. Quella Roma che i tedeschi volevano conquistare e tradurre in gotico. Quella Roma che hanno dovuto restituire ai romani e all’Italia. Quella Roma che odiano da quando vestivano di pelli di capra e indossavano corna non loro. Forse. Quella Roma che li stanò nelle loro foreste e li lavò e rivestì di lini colorati di porpora. Quella Roma che li fece inginocchiare davanti ad un D*o che esiste e lo dimostra, salvandoli da una ciurma di dei falsi e bugiardi e intrisi di birra che non ascoltavano le loro preghiere e non accettavano i loro sacrifici.

La nostra Roma. Caput Mundi per com’è. Coi suoi venditori ambulanti provenienti da tutti i Paesi del Mondo e accolti, anche se con difficoltà, come fratelli bisognosi. Coi suoi centurioni dal gladio di latta. Coi fotografi scatta e vendi. Con le bancarelle piene di Colossei e Pietà di gesso o polvere di marmo. Orrendi. Ma, vivaddio, sempre sulla cresta dell’onda. Come le gondole di plastica a Venezia. I Bronzi di terracotta a Reggio Calabria. I duomi di metallo a Milano. I Pulcinella di pezza a Napoli… Questa Roma caciarona, ma buona come una mamma.

La Roma della carbonara e della guerra fra amatriciana e matriciana. Capitale del carciofo alla giudìa e di quello alla romana, per non scontentare nessuno. Della trippa col pecorino e della coda alla vaccinara. Povera e Potente. Signora dei Palazzi. Madre di tutti gli Artisti. Sposa di Gesù e Casa dei suoi Fratelli. Paziente ospite di angeli dalle ali bianche e demoni dalle code nere. Roma di Raffaello, Michelangelo, Caravaggio. Roma di Corot. Roma, Hollywood sul Tevere, complice di mille registi. Rossellini, DeSica, Fellini, Comencini, Lattuada, Germi, Pasolini. Maschera di mille attori. Magnani, su tutti. Con Sordi, Manfredi, Fabrizi. E, prima, Petrolini. Mano sapiente di schiere di scrittori, poeti, giornalisti. Eppure, coloratamente invasa. Sollecitata dal vento zingaro, che passa, sfida, e va. Calpestata dai piedi nudi di popoli in fuga. Che a Roma trovano oasi prima di riprendere il cammino verso i deserti morali di Paesi che non li vogliono accogliere. E li ricacciano in Italia. Come se questa fosse la loro casa. E, forse, lo è. Da quando il Figlio di Dio la scelse come ombelico della Cristianità.

Roma, col suo sindaco dai calzini a righe e la bicicletta, che non piace nemmeno a noi, ma che non offriamo alla gogna di un giornale che dovrebbe chinare la testa e, invece, intinge nel curaro la punta della penna. Roma, coi suoi autobus in leggero ritardo. La sua povera rete di treni metropolitani. Roma com’è. La Città più bella del Mondo. Perché ognuno, dagli umani ai gatti, agli uccelli del cielo, ai cani in ogni casa, qui, a Roma, trova il calore che lo rende vivo e fortunato. E quel calore, frau Merkel & Co, non si compra. E, questo, crea invidia. Appunto…