“La paura” e “Il Sogno”: il doppio binario della crudeltà

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L’uomo manipolatore e distruttore dell’amore

di Marianna Venturini

C’è una naturale propensione alla distruzione nello spettacolo “Il Sogno (ma forse no)” e “La paura” che il regista Marco Grossi porta in scena al teatro Accento di Roma fino al 4 maggio. Si tratta di due testi di Luigi Pirandello che legano a doppio filo il sentimento di amore con quello della gelosia.
 Protagoniste sono due coppie e le loro storie, tracciate con veloci bozzetti.  “La paura” è una novella pubblicata dallo scrittore siciliano nel 1897 e racconta la relazione extraconiugale di Lillina Fabbris (Sarah Nicolucci) con Antonio Serra (Andrea Natalini), socio d’affari del marito. Invece “Il Sogno (ma forse no)” è una commedia in un atto unico nel quale la violenza di un uomo, interpretato da Fabrizio Bordignon, trova sfogo sulla sua donna, l’attrice Priscilla Micol Marino, durante il sonno.
L’intuizione della regia di Grossi sta nell’aver messo in scena la novella e l’atto unico come se fossero state concepite in un solo spettacolo. Il palco è sormontato dal soppalco e in scena prendono corpo due situazioni diverse che si alternano. I dialoghi si sovrappongono in un controcanto costante che permette di passare da una situazione all’altra senza discostarsi dalla cornice del racconto e lascia spazio all’interpretazione degli attori. I due protagonisti maschili condividono gli stessi pensieri e si dimostrano guidati dalla violenza, seppure in maniera diversa. L’uno terrorizza la sua amata con il dubbio e l’incertezza, l’altro è talmente presente da dominare perfino i sogni della sua compagna.
Grossi ha declinato lo stesso tema in due storie molto simili per far riflettere sulle mille forme della violenza intrinseca nell’animo umano. Scegliere due opere di Pirandello poco note, poi, è stato un azzardo quanto mai fortunato perché i due racconti concatenati s’intrecciano senza incontrarsi mai mentre le assonanze tra i due testi rendono la contaminazione ancora più armoniosa. Pirandello indaga l’animo maschile e descrive l’aspetto più drammatico dell’umana incomprensione. Nell’epoca in cui è vissuto il premio Nobel esisteva ancora il delitto d’onore, eppure la sua modernità è fortissima. L’uomo è rappresentato come un manipolatore, l’unico distruttore dell’amore.

 

27.04.2014