Max Papeschi: vendere Svastiche e Vivere Felici

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Un “non artista” e “non scrittore” di successo.

di Clelia Patella

Max Papeschi è un artista che definire OFF è al contempo impreciso e una grande verità. Impreciso, perché di lui si è raccontato, spesso. Per la sua innata capacità di generare scandalo o curiosità, di provocare o di inquietare – essenze queste della sua espressione molto più che non la sua tecnica, che per sua stessa ammissione è piuttosto limitata.

Papeschi, però, è OFF per definizione ed elezione per il semplice fatto di non essere nulla di ciò che effettivamente è. Nasce regista teatrale, e come tale si diploma alla scuola di teatro Paolo Grassi mettendo in scena, abusivamente ed irregolarmente, uno spettacolo scritto da sé stesso e clamorosamente riuscito grazie all’espediente di riempire di neri (nel senso di extracomunitari) tutta la sala durante il finale della rappresentazione. Cresce come regista tentando di fare del cinema, ma la sua più grossa occasione si risolve in una brancaleonesca avventura tra le zanzare e i debiti. E quando tutto è pronto per il suo esordio come autore di un programma televisivo, sono le illogiche aziendali a disilluderlo, ancora una volta a cose praticamente fatte. Non che non ci fossero le idee, o la genialità: al contrario, erano forse troppe, o meglio troppo. Troppo off, diremmo.

Ed è per puro caso che Max, nel 2008, pubblicando su My Space (all’epoca al suo apice) la locandina di un suo spettacolo che ancora non esisteva, da lui un po’ goffamente creata usando per la prima volta photoshop, viene scambiato per un artista e contattato. Non era un pittore, non dipingeva; usava photoshop, come detto, ma non sapeva usarlo troppo bene. Eppure la cosa funzionò. E ancora per caso, tempo dopo, un suo Topolino nazista viene ingrandito a dismisura, e posto sulla facciata di un palazzo di Poznan. Grazie alla rete, che rende il mondo piccolo e amplifica i mormorii (e le urla scandalizzate) della gente, Papeschi si ritrova improvvisamente famoso.

E proprio in questi giorni, più precisamente il 15 aprile, Papeschi completa il suo percorso multimediale: già non-regista, non-pittore, Max – presentando il suo libro autobiografico “Vendere Svastiche e Vivere Felici” (Sperling & Kupfer), scritto assieme a Francesca Micardi e Alessandra Torre – diventa anche un non-scrittore. E ci racconta, nel dettaglio, come ha fatto a diventare un non-artista di successo. E la cosa divertente è che anche il libro non sarebbe mai dovuto uscire: Papeschi lo aveva creato, con tanto di titolo e di copertina, come opera da mettere sottovetro. Ma chiacchierando con le sue coautrici – che stavano lavorando con lui per tutt’altro progetto – è stato convinto a realizzarlo per davvero. Situazione tipica del modus operandi di Papeschi: il libro è zeppo di aneddoti su analoghe situazioni scaturite in contesti che definire brainstorming è senz’altro un eufemismo, che nascono come tali per diventare alla fine dibattiti al limite del delirante, ma che portano a idee geniali. Come quando Max vendette sua madre: sicuramente uno degli episodi più deliziosi che il libro ci racconta.

In occasione dell’uscita del libro “Vendere svastiche e vivere felici” martedì 15 Aprile, alla galleria Silbernagl & Undergallery ci sarà uno Special Party, Alzaia Naviglio Grande, 4 Milano, ore 19. Sarà presente l’autore Max Papeschi, insieme alle coautrici del libro: Francesca Micardi, Alessandra Torre e agli ospiti speciali: Carlo Gabardini, Clarissa Tempestini e Igor Zanti.

Inoltre dal 15 Aprile al 10 Maggio sarà esposta in galleria una selezione delle opere più note dell’artista.

La presentazione del libro si terrà giovedi 17 Aprile alle 18,30 a La Feltrinelli, Piazza Piemonte, 4 Milano. Alcune parti del libro verranno lette da Carlo Gabardini.

 

13.04.2014

1 commento

  1. Piu che un “non artista” lo si potrebbe definire un parassita. Il parassita vive con il sangue degli altri , il “non artista” vive con le opere degli altri.
    Il parassita piace perchè propone cose già viste .Il parassita fà il parassita , bisognerebbe chiedersi come mai alcuni sono felici di dare il sangue ai parassiti?

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