“Thanks for Vaselina”, la satira pop di Carrozzeria Orfeo

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Una famiglia sfatta tra disillusione, cannabis e slot machine

di Italo Valli

Uno spettacolo dedicato a tutti i familiari delle vittime e a tutte le vittime dei familiari. Deformazioni anaffettive e confusioni ideologiche delle famiglia e della società moderna. Va in scena il 10 aprile 2014, all’ARCI TOM di Mantova, “Thanks for Vaselina”, scritto da Gabriele Di Luca (premio creatività SIAE 2013) e diretto dallo stesso Di Luca assieme a Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi. Il testo (vincitore del LAST SEEN 2013, organizzato dal portale KLP – Krapp’s Last Post) racconta la storia di una famiglia disfatta e disagiata che vive in un deserto di sentimenti.

Sullo sfondo di un immaginario bombardamento da parte degli Stati Uniti contro il Messico (col pretesto di eliminare le piantagioni di marijuana), Fil, cinico disilluso, e Charlie, animalista no-global, coltivano nel loro appartamento grossi quantitativi di marijuana per tentare il colpo della propria vita: capovolgere il mercato internazionale esportando la cannabis dall’Italia al Messico. A loro si aggiungono una ragazza obesa, che frequenta un corso di autostima dove la fanno vestire da principessa, la madre di Fil, cinquantenne che esce ed entra dalle cliniche per disintossicarsi dalle slot machine, e il padre di Fil, transessuale illuminato dl Signore. Tutti cercano disperatamente di dare un senso alle loro piccole esistenze, una specie di controcanto degli ultimi nel mondo del benessere e del successo, borderline in cerca di affetto.

Ancora una volta Di Luca punta il dito sul flusso di vittime e carnefici protagonisti di una collettività pronta a guadagnare sulla nostra pelle, sfruttando la nostra solitudine, il nostro bisogno di amore. Ma nonostante le tematiche affrontate abbiano un sapore amaro, quello di Carrozzeria Orfeo è un Teatro che da speranza, attraverso il suo modo di giocare con la materia civile e sociale che sta trattando, sintetizzandola, masticandola, metabolizzandola con ironia.

“Pop significa usare il Teatro per creare relazioni con altri esseri umani” racconta Di Luca, “formare una collettività critica, diffondere la cultura trasversalmente e indipendentemente dalle classi sociali, dalla ricchezza, dall’educazione e dal credo di appartenenza di ognuno. Visto che lo spettacolo parla di esseri umani sconfitti e abbattuti, un ringraziamento va, non privo di una certa ironia, a chi si prende il disturbo di non farci troppo male, a tutto ciò che fa leva sulla nostra debolezza, sulle nostre speranze per ricavarne qualcosa”.

11.04.2014