Una guerrigliera fiera e indipendente in scena al Francesco Stabile di Potenza.
di Francesco Sala
Dal 23 febbraio al 26 marzo, Isabel Russinova è al Teatro Francesco Stabile di Potenza, nella rassegna tematica “Quartieri Contemporanei”, tra teatro e letteratura, della quale cura la direzione artistica. In scena sono programmati testi dei grandi autori contemporanei, focus e incontri con il pubblico. La rassegna si apre con Claudio Magris e il testo: “Lei dunque capirà”, regia di Dina D’Isa. Si chiude con uno dei testi cult di Dario Fo e Franca Rame: “Coppia aperta quasi spalancata”, con Antonio Salines. All’interno della rassegna la Russinova replica il suo testo “Briganta”, con la regia di Rodolfo Martinelli, visto al Piccolo Eliseo di Roma.
Bella, affascinante, indomita, coraggiosa e controcorrente l’idea di mettere in scena un volto del brigantaggio italiano finora rimasto in ombra: quello femminile. Molte furono le donne che imbracciarono fucili, furono determinate e feroci più dei maschi, più abili e appassionate, leste con le armi, indipendenti e libere, si misero a servizio della rivoluzione contro l’invasione dei Piemontesi. Guardando la Russinova immaginiamo che dovevano anche essere belle, queste guerrigliere. Si narrano in maniera partecipata vicende sottaciute, cancellate dai libri di testo: l’attrice ci racconta della macchia, della sua vita di rapine, di rapimenti, ricatti e sopraffazioni. Mentre si accovaccia sull’unica sedia presente in scena, scorgiamo il suo volto solcato e bagnato da lacrime sincere. Per le donne – dirà – è meglio morire in battaglia, perché se sopravvivi ti aspettano torture e violenze che non ti immagini.
I briganti venivano visti come dei vendicatori di oppressi dalla maggior parte della popolazione contadina. Potevano essere ammirati dalla gente comune. Allora per la propaganda, bisognava ripulirli una volta presi come prigionieri, chiedere loro di fare la faccia feroce e fare una bella fotografia da passare alla Storia:”Brigante cattivo, brigante che si arricchisce, brigante furfante, brigante criminale”. Quella della nostra Briganta è una vana lotta senza uscita, il ritorno dei Borbone avrebbe significato il ripristino delle ingiustizie precedenti. Alla fine, rassegnata, la nostra eroina, fiera, imbraccia il fucile e si fa fotografare. Per quanto la potranno imbruttire a noi sembra bella, affascinante, indomita. Alla faccia del dott. Lombroso.