I primi cinque Comandamenti nello spettacolo-monstre “Decalogo”.
di Enrico Groppali
Non perdetevi lo straordinario appuntamento teatrale di martedì 11 marzo nello spazio milanese del Teatro Rosetum in via Pisanello 1, quando, grazie ai buoni uffici dell’ALMED, Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che lo stesso giorno in via Nirone 15 presenterà l’eccezionale progetto, andrà in scena una grande sintesi del “Decalogo”: lo spettacolo-monstre che il regista Stefano Alleva, su drammaturgia originale di Mara Perbellini e Andrea Valagussa con la supervisione dello stesso Alleva, ha tratto dal capolavoro cinematografico di Krzysztof Kieslowski, presentato con enorme successo al Festival di Spoleto dello scorso anno.
In questa occasione, sono stati estrapolati dalla Prima Parte dell’allestimento teatrale spoletino i primi cinque comandamenti del “Decalogo”, che, nel deciso rifiuto di caratterizzare il divino substrato del gran Libro, vengono presentati rifiutando in modo esplicito sia la sottolineatura ecumenica che una scarnificazione progressiva degli eventi contemplati nell’eccezionale serata. Allo scopo di incidere sia sulla coscienza civica che sulla luce spirituale della drammatizzazione, senza voler influire né infirmare in un senso come nell’altro la lucida forza dell’esposizione, connaturata all’evolversi del pensiero del grande cineasta polacco. Che, in un senso diametralmente opposto alla severa concezione confessionale dell’”eretico” Ingmar Bergman, non coltivò mai la spuria ambizione dell’indottrinamento in chiave evangelica ma, nell’ estremo coerente identificarsi col mistero onnipresente della fede, sceneggiò da par suo l’essenza di ogni imperativo contenuto nel testo.
Allo scopo di evidenziare attraverso lo snodarsi di storie-parabole esemplari, che si incontrano nei faits divers come nelle esperienze individuali degli uomini del nostro tempo, gli snodi essenziali che consentono al singolo di riflettere sull’esperienza quotidiana del proprio cammino sulla terra, luogo in cui trascorriamo il breve viaggio dell’esistere sotto l’occhio profetico dei maestri e dei santi che ci hanno preceduto, invitandoci a considerare ogni nostro atto come lo specchio di conoscenza che caratterizza ogni aspetto, persino il più umile e discreto, del nostro passaggio. A cominciare dalla nascita e dall’aspirazione alla conoscenza, fino al miracoloso punto d’arrivo che il maestro Kieslowski identificava, dantescamente, nella contemplazione, fulcro dell’adorazione della mistica rosa, centro nevralgico del poema dell’Alighieri e sintesi finale della Commedia.
Un’aspirazione ascetica che, inseguita per tutta la vita nella contemplazione degli affreschi del Beato Angelico, giunto alla fine del suo apostolato cristiano attraverso l’immagine e il modo di assorbirla trascendendone la forma nella pienezza di un’ascesi tenacemente perseguita, doveva concretarsi in quell’Heaven che il regista tedesco Tom Tykwer portò sullo schermo nel 2002. Uno dei tanti lasciti meravigliosi che l’autore del Decalogo ci ha consegnato, perché possiamo accoglierlo nel nostro cuore.