NABANA. Musica da favola tra le tragedie del giorno

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Sogni e favole per un ensemble atipico.

di Nino Spirlì

C’ero al concerto di presentazione dell’ultimo cd dei Nabana. Era un pomeriggio di dicembre, piovoso e triste. Mi aveva spinto fuori di casa solo l’amicizia nei confronti dei ragazzi del Gruppo, e la proverbiale curiosità verso ogni forma d’arte che prende vita nella mia Calabria. Il Salone delle Feste di Polistena era colmo di pubblico. Vario. Giovani e anziani. Pellicce e giacconi sdruciti. C’era l’attesa di chi sa e la voglia di esserci di chi, altrimenti, non potrebbe. C’erano i ricchi e la gente che non lo è. Poi, le prime note. Il pianoforte di Andrea Nanìa prepara il cammino verso l’abbandono.

Ed è abbandono. Sapiente e magistrale, il volo sui tasti. Quasi a cancellare la materia e a confermare, invece, la divina impalpabilità della musica. I testi, ricercati nel linguaggio, raccontano di sentimenti. Di sogni e favole. E la voce di Domenico Barrèca ne diventa strumento. Flautata e densa, incisiva e avvolgente. Una sorta di incantesimo che cattura la sala e ne sconvolge ogni certezza. Nessuno trova il coraggio di fiatare. Ogni parola sarebbe superflua. Fastidiosa, direi. Tutto è già compreso in quella più nobile, di voce. La batteria di Enzo Nanìa trova una porta aperta fra le note ed entra; timida, prima, e poi sempre più sicura. Mai arrogante. Mi sento bene, vorrei dire. Ma lo tengo per me. Come quando mi capita di scrivere di notte con Mozart e Bach, o Gershwin e Miller, oppure Puccini e Verdi, in sottofondo. Mi sento bene perché mi lascio trasportare dalla musica.

Elegante e seducente. Sensuale, per quella sorta di lontananza dal rock ripetitivo e senza guizzo che molti giovani insistono a proporre dopo gli Stones, dopo i Queen! Eh, no! Nabana è musica contemporanea. È di oggi. E, probabilmente, senza velleità di continuare l’azione di qualcuno. Se non, quella di onorare, forse, i miti di ognuno dei componenti. Ispirazione, sì. Certo! E perché no? Ma niente scimmiottamenti. Ed è questa la forza di questi giovani musicisti. La ricerca e la scoperta di sonorità nuove. A sorpresa, il violino di Giuseppe Sangeniti si insinua fra le pieghe dell’anima e scardina le ultime difese. Le strapazza e ne riordina i gemiti, fino a renderli suono purissimo. Beh, se l’intento era un regalo, ringrazio. Se, invece, più sottilmente, era impormi una favola tra le tragedie del giorno, ancor di più Nabana ha colto l’attimo. E mi ha stregato. A me, coriaceo e misantropo… Tornavo verso casa, muto, in auto, e cercavo di ricordare le parole di tutte le canzoni… Poi, ho riascoltato il cd. Ora, Nabana in tournée. Prossimo concerto, al “34” di Taurianova, il 23 febbraio 2014.