Natili, l’artista di strada che ama il palcoscenico

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Cromatismi nerboruti e istinto ricomposto per il pittore-performer autodidatta.

di Maria Elena Capitanio

Difficile trovare un pittore così sprezzante di fronte alla tela, eppure, Riccardo Natili, romano classe 1950, non è il tipo che si fa intimidire dalle incognite dell’arte e neppure da quelle della vita. Il suo passato nel mondo dell’economia, della comunicazione e della musica l’ha visto affrontare ogni frangente con forza, con coraggio: cadere e rialzarsi nel nome di una filosofia un po’ naïf e in fondo poetica.
Quel che accade nei suoi quadri è proiezione di un istinto ancestrale, di un bisogno senza freni inibitori, che lo porta a piegarsi al volere della tela, vera ispirazione di Natili. Una fedeltà assoluta al colore che annulla il ruolo del soggetto da un punto di vista concettuale e lo ripropone in un’accezione nuova, al servizio dell’equilibrio cromatico ed estetico della struttura d’insieme.
Con il chiaro intento di trasferire nell’opera la sua essenza estroversa, l’artista si rifiuta di fare progetti, di premeditare il dipinto e come in un amplesso, si lascia andare all’istinto gettandosi sul supporto con irruente astrattismo. Qui gli ritornano alla mente volti, scenari urbani, oggetti, sapori, sensazioni provate o immaginate, ma nulla è tratteggiato in modo netto e chiaro nella sua memoria, così preferisce liberarsi di tutto, svuotare ricordi e visioni per poi sistemare ogni cosa mediante un’armonizzazione che avviene in seconda battuta.
Nessuno snobismo da artista contemporaneo, nessun pelo sulla lingua per il “giovanotto” Natili, pronto a dimostrare che non è sempre il male di vivere ad alimentare la creatività, che c’è un modo sano di gestire il demone dell’arte e soprattutto che il quadro è una dimensione abitabile e non necessariamente preludio di sofferenza. “Io dipingerei e basta perché è ciò che mi dà di più nella vita. Con le mie opere c’è un flusso di scambio di energia che si rinnova continuamente, io mi diverto a realizzarle”, commenta con entusiasmo.
Non sempre si chiude nello studio per dipingere: adora il palcoscenico e non perde occasione per cimentarsi in performance che si trasformano in affollati happening, con il contatto ravvicinato di amici e appassionati. La tecnica mista con colle acriliche e pigmenti è la base di una grammatica che mescola il dripping alle tecniche di stilizzazione dell’espressionismo astratto, con frequenti variazioni street. I suoi lavori, raccolti in una personale, saranno in mostra a Roma fino al 16 gennaio negli spazi di Villa Brasini.