Cristina Taverna esteticamente sembra un mix tra Francoise Hardy e Jane Birkin, nella vita è la carismatica editrice di libri d’arte illustrati da illustratori di fama internazionale e fondatrice nel 1981 della galleria Nuages, dove il fumetto è arte si racconta in questa confidenziale intervista.
Lei nasce ad Alessandria, il giorno in cui si sono svolte le prime elezioni della Repubblica italiana, ma perché ha scelto Milano e non Parigi o New York, dove intrecciare vita, arte e relazioni che hanno caratterizzato la sua ricerca di nuovi talenti e commistioni tra letteratura e sogno?
Milano era più vicina, quando avevo 15 anni “filavo” – allora si diceva così – con un ragazzo più grande che aveva già la patente. Con lui andai a Milano una domenica pomeriggio di dicembre a un recital di Enzo Jannacci al teatro Odeon. In quel momento sentii che Milano doveva essere la città dove studiare e poi vivere.
E’ stata una ragazza beat che ha vissuto il ’68, epoca delle grandi utopie: da dove viene la sua determinazione, passione per il fumetto, l’arte e il coraggio di intraprendere avventure espositive ed editoriali ieri non scontate, oggi banalizzate?
Tutto mi sembra accaduto per caso, ma non è così. In quel momento arrivavano stimoli fortissimi con la musica, il fumetto, il teatro, il cinema. Certamente arrivavano a chi era pronto a riceverli.
Come coniuga la sua passione per Yves Montand, le poesie di Jaques Prévert, la letteratura inglese e francese, l’illustrazione e il fumetto, l’editoria, l’esistenzialismo e la Beat Generation?
Avevo un fratello più grande di sette anni, un giorno arrivò con un libro di poesie di Prévert, avevo 14 anni e conoscevo quel poco di francese che si studiava alle medie, questo non mi impediva di registrare sul mio Gelosino, uno degli oggetti che ho più desiderato, Cet amour, Barbara e altre bellissime poesie. Di Montand parlava tanto mia mamma e poi arrivò a me con il cinema, indimenticabile la sua interpretazione nel film Z l’orgia del potere. E poi da Topolino passai a Linus, al fumetto che mi faceva sentire “intellettuale” . E poi l’attrazione per la Parigi esistenzialista vista al cinema e studiata grazie a Sartre e la musica dei Beatles, dei Rolling Stones, le canzoni di Bob Dylan, De André hanno contribuito a fare di me una ragazza intellettuale e beat .
La prima volta in galleria? Quale? Poi perché ha deciso di fare la gallerista-editrice?
La prima volta in galleria è stata certamente a Milano, mi pare fosse la galleria del Naviglio, dove c’era una mostra di ex voto di Dino Buzzati.
Nel 1981 inaugura a Milano in via Santo Spirito 5 Nuages: perché questo nome? E cosa è diventata oggi la sua galleria in via del Lauro 10, che dal 1989 è anche casa editrice della collana “Incontri” e tanto altro?
Nuages, come la poesia di Baudelaire L’étranger dove parla di merveilleux nuages. La mia galleria Nuages, anche casa editrice, sono un punto di riferimento per il fumetto e l’illustrazione. Sono stata la prima a occuparmi di questo e l’ho fatto con passione e costanza.
E stata tra le pioniere ad importare in Italia e a far conoscere a un pubblico più vasto l’illustrazione e fumetto, la nona arte secondo Umberto Eco, ma oggi rispetto agli anni ‘80 e ‘ 90 , com’è cambiato il mercato e l’attenzione per questi linguaggi?
Prima il mercato non c’era per la nona arte, poi negli ultimi 15 anni è esploso, soprattutto con autori come Hugo Pratt, Hergé, Moebius che hanno ottenuto nelle aste risultati strabilianti. Credevo in questa arte ma mai avrei immaginato tutto questo.
Il Belgio, la Francia, rispetto all’Italia ha sempre riconosciuto il valore artistico del fumetto e dell’illustrazione, lei come ha contribuito a rompere le barriere tra i generi?
Il Belgio e la Francia hanno questo merito, soprattutto pe quanto riguarda il fumetto, ma non esistevano gallerie che esponessero originali di fumetto, io l’ho fatto considerando che tra le arti non ci sono confini, tutto dipende da quanto è bella l’opera; io la penso così. Certamente essere una lettrice di fumetti mi ha portato su questa strada e ha portato altri appassionati lettori verso Nuages.
Nel suo libro autobiografico “Folon over the Rainbow”, intreccia vita, incontri, progetti espostivi, avventure editoriali e arte, un diario vissuto appassionato che si costruisce intorno al suo incontro con Jean Michel Folon . Perché ?
Perché mi sono resa conto di avere avuto e avere una vita naturalmente straordinaria e ho avuto voglia di farla conoscere, di condividerla. Con Folon era nata un’amicizia profonda che si basava su un certo umorismo di entrambi e sul suo mondo poetico. Abbiamo fatto insieme mostre, libri, viaggi. Lui amava scrivere agli amici, io sono stata la destinataria di tante lettere, di tante cartoline. Era indispensabile raccogliere questi materiali e raccontare la nostra amicizia.
Che ruolo ha avuto Giorgio Soavi, scrittore e art director di Olivetti incontrato negli anni 80, nella sua crescita professionale e umana?
Anche Giorgio Soavi è stato per me un grande amico è stato lui a presentarmi Folon. Nel mio libro parlo tanto di Giorgino, come lo chiamava Folon. Ammiravo tanto i libri che faceva per la Olivetti e un giorno gli dissi: Giorgio diventerai famoso perché ora ti copierò, farò anch’io dei classici illustrati come te. Si divertì molto.
I suoi amori sono Folon, Milton Glaser, Paul Davis , Topor, Crepax, Alechinsky, Sutherland , Flavio Costantini, tanto per citarne alcuni, oggi su quali nuovi nomi punta ?
Ora i miei amori di autori con i quali lavoro in grande armonia sono Paolo Bacilieri, Brad Holland, Matticchio, José Muñoz e Nicola Magrin.
Nel 1992 all’inaugurazione della mostra “L’uomo Invisibile” , di H.G Wells illustrato da Folon, c’era tutta Milano e Luciana Mulas ha documentato il vernissage: che rapporto avevate?
Luciana di me diceva che ero la sua seconda figlia, ci volevamo tanto bene, ci stimavamo e ci divertivamo moltissimo.
Crede alla solidarietà tra le donne (se non competitive per natura), ma come si può cambiare il mondo con gli uomini e non contro ?
Siamo tutti essere umani anche se penso che le donne spesso abbiano qualche cosina in più rispetto agli uomini, forse per un innato senso materno.
Lei è sempre stata una donna libera, ha scelto per se stessa, madre e imprenditrice delle sue idee e passioni che sono diventate il suo lavoro: è femminista ?
Non una femminista scatenata, ma penso che le donne debbano ancora liberarsi un pochino anche se sono stati fatti passi da gigante in questo senso.
Ci racconta la mostra in corso in galleria Nuages , come nasce il progetto?
La mostra e il libro Camminare nascono dal bellissimo rapporto con Nicola Magrin, acquarellista di grande talento, e dalle idee che un’amicizia fa nascere. Il volume fa parte della collana dei classici illustrati di Nuages, la scelta di questo testo di Thoreau è dovuta all’attenzione che oggi si deve dare alla natura e alla sua difesa.
Cosa pensa della graphic novel e di Zerocalcare?
La graphic novel, i fumetti di una volta, mi piace molto, è un modo più facile di avvicinare i lettori a temi importanti. Zerocalcare, autore di meritatissimo successo, ha la grande capacità di raccontare a fumetti la sua storia legandola fortemente a una storia generazionale di disagi e incertezze.
Ci sono illustratrici donne nella sua “scuderia” maschile? Chi sono ?
Ci sono autrici donne nella “scuderia” ne elenco alcune, Gabriella Giandelli, Arianna Vairo, Alicia Baladan, Sophie Fatus, Giuliana Maldini.
Di lei mi ha confidato che “ Ho avuto più dei miei sogni “ in che senso ?
Più dei miei sogni perché non immaginavo un lavoro così bello, non lo conoscevo. Avevo sogni più modesti.
Nella vita sono più importanti gli incontri o le scelte?
Io mi dico spesso che credo nel caso, ma bisogna riconoscerlo, posso quindi dire che credo negli incontri e poi nelle scelte
La vita divora il tempo, ma non le passioni, se potesse rinascere chi vorrebbe essere e cosa farebbe?
A questo punto vorrei essere ancora quello che sono, ma prima di conoscerlo avrei voluto essere una brava cantante.