Il Vello d’oro è un mito contemporaneo

0
Erasmus Quellinus il Giovane, Giasone con il Vello d'oro, 1630, olio su tela, Museo del Prado, dettaglio, Public domain via Wikimedia Commons

Emanuele Franz è uno studioso di storia delle religioni convinto che i poeti greci non abbiano né inventato né sbagliato nel raccontare quella che è stata la più importante spedizione navale dell’antichità: la spedizione di Giasone e gli argonauti alla ricerca del Vello d’oro, il mitico mantello dell’Ariete Crisomallo che avrebbe conferito al suo possessore la capacità di guarire da ogni malattia.
Con i testi di Apollonio Rodio in mano, e confrontando i testi degli storici e geografi di epoca greca e romana, l’autore si convince che qualcosa di vero c’è nelle leggende e parte alla ricerca del Vello d’oro tre millenni dopo Giasone. Partito da solo, compie 3400 chilometri senza prendere un solo aereo, attraversa il Mar Nero su una nave mercantile e arriva alla Colchide via mare, come prima di lui Giasone. Vecchi templi, chiese, affreschi, icone, insenature e montagne, elementi di ordine storico, architettonico, artistico, antropologico e geografico, analisi storiche, letterarie e religiose sono, secondo l’autore, la prova inconfutabile dell’esistenza del Vello d’oro e vengono raccolti insieme in questa relazione. La tesi è che l’antica Chiesa ortodossa georgiana, fra le più antiche chiese del mondo, abbia inglobato al suo interno l’antico mito di Medea e Giasone e abbia assunto e conservato fra i suoi Templi il Vello d’oro. Il Vello, in questa prospettiva, fu l’anticipazione ellenica della venuta del Cristo, vera Unità e guarigione del mondo.

Come ha detto Marcello Veneziani, quella condotta da Franz è “Una bella ricerca di un argonauta del nostro tempo“.

Emanuele Franz è l’autore del libro Alla ricerca del Vello d’oro. Spedizione in Colchide del III millennio. 3400 chilometri via terra e mare (prefazione di Louis Godart, con 49 tavole illustrate a colori, Audax, 2024).

Questi miti sono ancora attuali? Hanno un collegamento con la realtà geopolitica di oggi?

A mio parere Il Vello d’oro è da intendere soprattutto come Unità agognata (raggiungibile o irraggiungibile?) fra Oriente e Occidente: 3000 anni fa ai tempi di Giasone la Colchide era bottino di guerra come lo è oggi la stessa zona (Caucaso, Cecenia, Armenia) non a caso Prometeo, che doveva unire popoli e stirpi, fu qui incatenato. Il libro peraltro è un reportage in zone di guerra ho infatti attraversato il Mar Nero da solo su una nave commerciale fino a giungere in Armenia attraverso il confine con Georgia e Azerbajan.

In che senso il Vello d’oro, che ricordiamo era il mitico mantello dell’Ariete Crisomallo che avrebbe conferito al suo possessore la capacità di guarire da ogni malattia, rappresenterebbe l’Unità?

Nel mito l’ariete sacro viene consegnato agli uomini da Ermete, un dio dalla doppia valenza, cioè che mette in comune due mondi, celeste e terrestre. Allo stesso modo l’ubicazione del Vello in Colchide, attuale Georgia, non è un caso. La zona, geograficamente e culturalmente parlando, è un confine fra Europa e Asia, il Mar Nero è un vero confine naturale di questi due mondi. Chi ne detiene il controllo ha un dominio sulle comunicazioni fra i due mondi. Il Vello d’oro, ai tempi dei greci, deve aver rappresentato sicuramente anche e soprattutto un elemento fisico, un tesoro “declamato in tutto l’universo” come lo descrive lo storico Diodoro, tale da giustificare una spedizione militare in Asia per recuperarlo. Quindi, conteso fra Est e Ovest, e, probabilmente, smembrato. I poeti ricordano con nostalgia una unità originaria precedente, ed esempio quella degli indo-europei divisa e sgretolata poi in lingue e tribù diverse.

Il Vello era quindi anche una unità territoriale che rappresentava una continuità culturale fra mondi così distanti?

La grande contrapposizione fra Europa ed Asia è sorta in un preciso momento della storia, infatti in età omerica non era percepita questa contrapposizione. Si tratta pertanto di una unità originaria che già il poeta greco sente come perduta. Infatti nell’Iliade non compare la contrapposizione Europa-Asia, la prima volta che emerge questa contrapposizione è con le guerre persiane. Nella Geografia di Ecate di Mileto (550 a.C. – 476 a.C.) vediamo questa divisione ben marcata, ancora più evidente poi nei Persiani di Eschilo del 472 a.C. Per cui il Vello d’oro viene a indicare una Unità originaria anche politica fra Est e Ovest.

Cosa hai scoperto esattamente? Hai trovato il Vello d’oro?

Diciamo che ritengo di aver trovato le prove della sua esistenza. Studiando storici e scrittori antichi come Tacito, Diodoro, Apollonio, Flacco, Plino e altri, mi sono persuaso che qualcosa di vero dovesse esserci nel mito e dopo indagini ed esplorazioni ritengo di poter dire che l’antica Chiesa ortodossa georgiana, fra le più antiche chiese del mondo, abbia inglobato al suo interno l’antico mito di Medea e Giasone e abbia assunto e conservato fra i suoi Templi il Vello d’oro. Ne è sufficiente prova la ricca documentazione iconografica da me raccolta che evidenzia come l’antica chiesa ortodossa Georgiana, fondata dall’Apostolo Andrea, presenta un culto del mantello divino, dal mantello di Gesù, conteso e dai poteri divini (si pensi all’episodio evangelico dell’emorroissa, ed anche il biblico mantello di Elia dai poteri supernaturali), tutti elementi ricolmi e reiterati nella primitiva Chiesa della Georgia, è anche molto plausibile che il Vello fosse un tesoro di inestimabile valore, poi confluito in delle reliquie religiose del primo cristianesimo ortodosso, e questo giustifica una continuità fra miti e cristianesimo primitivo.

Ritieni non sia un caso che la chiesa ortodossa sia oggi così divisa e colpita?

sicuramente come abbiamo avuto modo di dire, la chiesa ortodosso, pur nelle sue diverse modulazioni, conserva una matrice originaria e questa resiste al livellamento globale e alla estirpazione di ogni identità. Basti pensare al Kossovo o altre realtà dove vengono colpiti templi religiosi ortodossi al fine di sradicare la potenza devozionale, rituale e identitaria di una santa chiesa millenaria.

Che esempio occorrerebbe seguire per giungere a quella unità che secondo te il Vello d’oro rappresenta?

A mio dire occorre non fare confusioni quando si parla di unificazione. Pensiamo che la parola ecumenismo oggi è diventata sinonimo di annullamento di qualsiasi differenza. Pensare oggi a una Unità non deve però portarci all’errore di un generalizzato ecumenismo. Unità è quella che consente a cellule di unirsi in tessuti, i tessuti in organi e gli organi in un unico organismo vivente. Sarebbe contro la vita andare dal fegato e dirgli di smettere di essere fegato perché così facendo si otterrebbe la morte. Per cui l’Ecumene deve tener conto della differenziazione, anche, e soprattutto, di popoli, lingue e costumi e riti.