E col Manifesto di Balla e Depero l’arte divenne totale

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È nel 1915 che Giacomo Balla e Fortunato Depero scrivono uno dei testi più significativi della storia delle avanguardie del Novecento: il Manifesto di Ricostruzione Futurista dell’Universo. Dalla cultura e dalla sensibilità dei due artisti si dispiegano visioni e invenzioni di grande interesse e valore culturale. Il loro lntento era quello di realizzare una “fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente”.

L’arte totale

Con il Manifesto di Ricostruzione futurista dell’Universo, il movimento futurista si arricchisce di una fase che pone in primo piano l’aspirazione ad un’arte totale. Si propone così di influenzare molti aspetti dell’esistenza attraverso una originale e radicale trasformazione dell’ambiente. Con interventi creativi che si manifestano in vari ambiti: dall’arredo alla moda, dal cinema al teatro, dalla musica alla danza, dal manifesto pubblicitario sino alla progettazione dell’oggetto d’uso.

Così facendo, Balla e Depero esprimono un’arte che vuole diventare l’essenza “dinamica, simultanea, plastica, rumoristica della vibrazione universale”. Vengono concepiti oggetti anche di materiali inusuali, valorizzati effetti e azioni con costante ricorso alla contemporaneità di visione e suono.
In altri termini prende forma l’idea di un’estetica totale del mondo futurista.

Casa Balla

Avviene in quegli stessi anni un fatto significativo. Balla decide di riproporre questo modo di intendere l’estetica anche nel suo mondo personale, nella propria esistenza quotidiana. Immaginazioni e visioni che ricrea nel suo appartamento romano, nel quartiere Della Vittoria.
Casa Balla, diventata Museo di Stato e collegata alla Galleria d’Arte Moderna, esprime una visione unitaria tipica del futurismo. Balla, dai dipinti agli affreschi, si ispira ad a una estetizzazione totale: un’attenzione rivolta anche agli oggetti, ai bicchieri, agli arredi, ai costumi, ai vestiti.
Ne deriva un ambiente come espressione di un’unità stilistica, un Gesamtkunstwerk, come avrebbe detto Wagner, e cioè una unità delle arti. Nel Futurismo si afferma l’idea di estetizzare il mondo.

Unità stilistica

Tutto dev’essere futurista: qualunque oggetto, qualunque elemento di arredo, qualunque stoffa, qualunque decorazione, qualunque abito deve avere un’impronta comune. Il futurismo diventa un’esperienza totale, che va dalla pittura alla scultura sino agli oggetti più comuni.

Casa Balla è quella che verrà definita una “magia caleidoscopica” per le sue cromie accese e la decorazione esplosa fino a contaminare ogni superficie, compresa quella degli arredi e degli abiti di chi la abiterà per tutta la vita: Giacomo Balla, la moglie Elisa e le figlie pittrici Luce ed Elica.

Il primo design

In conclusione è bene ricordare che alla nascita di una coscienza del design in Italia dà un contributo storico importante il secondo Futurismo. Giacomo Balla, Fortunato Depero, Enrico Pranpolini disegnano ambienti espositivi, mobili, oggetti per la casa, vestiti, libri e manifesti, al fine di “ricostruire l’universo rallegrandolo”, così com’è riportato nel Manifesto Ricostruzione Futurista dell’Universo del 1915 a cura di Balla e Depero.
Poi il design seguirà una strada tracciata da eventi storici di grande cambiamento: lo sviluppo tecnologico, la centralizzazione della produzione industriale, il modello consumistico e funzionale. Resta comunque all’origine una spinta creativa di grande originalità che ha connotato di artisticità ogni proposta.

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Roberto Ugo Nucci
Laureato in Architettura svolge la sua attività professionale a Milano dove apre uno studio di progettazione e consulenza nel campo edile e, nel contesto di iniziative parallele, si dedica a progetti di allestimenti e comunicazione a livello internazionale. Redige numerose relazioni di ricerca e approfondimento di temi tecnici e scrive libri per associazioni di categoria. Collabora a giornali e riviste con articoli di architettura, con particolare riferimento alla città e allo sviluppo urbano. Partecipa come opinionista a trasmissioni televisive nell’ambito di iniziative volte a descrivere con spirito critico la città nei suoi molteplici aspetti e funzioni. Attualmente sta preparando un libro sulla città globalizzata, sui rischi della perdita della sua identità in quella che la cultura sostenitrice del processo di assimilazione progressiva chiama “residenza disaggregata”.