Addio a Maurizio Scaparro, faro della cultura e del teatro italiano

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Se n’è andato Maurizio Scaparro, un regista con il profilo intellettuale più apprezzato in Italia e nel mondo con un percorso artistico lunghissimo e spettacoli che sono rimasti a lungo nella memoria storica. Ne citiamo almeno due: Scaparro è nella memoria di scrive come direttore de Le Memorie di Adriano, un adattamento dal romanzo di Marguerite Yourcenar, andato in scena nell’ormai lontano 1989, caduta del Muro di Berlino e ripreso più volte nel corso degli anni e interpretato da Giorgio Albertazzi. Curiosa coincidenza che proprio nel centenario dell’attore il regista abbia lasciato questa Terra. Un monologo diretto al pubblico Adriano, sfruttando l’indole del mattatore Albertazzi che amava parlare direttamente al pubblico. Toscanaccio Giorgio, inglese e antico lord Maurizio Scaparro: era bravissimo nel condurre con straordinaria leggerezza di comportamento e nell’organizzare il lavoro con gli attori e i collaboratori. Un regista acuto, inventivo, con una grande cultura storica e una capacità organizzativa e diplomatica invidiabili. L’imperatore Adriano, che a Roma viene ricordato per il tempio a Piazza di Pietra, o per il Mausoleo sul Lungotevere, oggi Castel S.Angelo, riviveva in Albertazzi in quello che è sicuramente il suo lascito principale: la villa di Tivoli. Centoventi ettari di terreno e universum-visione del mondo di questo singolare imperatore romano. Tra giochi d’acqua e laghetti e statue, fantasiosi zampilli delle fontane egizie, la pasta vitrea dei mosaici e il marmo delle statue elleniche tra il verde delle piante. L’indole dell’imperatore: versatile, complicato, geloso, aspro, licenzioso, conosciuto per gli eccessi sia nei vizi che nelle virtù, si sposava scenicamente con le caratteristiche del grande attore. Cassio Dione gli rimprovererà l’eccessivo puntiglio e la malizia scaltra (è Albertazzi!). La scenografia in quello spettacolo era naturale e il pubblico respirava completamente l’atmosfera. Per alcuni anni l’imperatore si legò a un giovane (Antinoo), di straordinaria bellezza, il quale durante un viaggio sul Nilo affogò nelle acque del fiume. L’imperatore sconvolto pianse-dicono gli storici- “come una donna”- e tra il Pincio e la casina Valadier ancora oggi troviamo un piccolo obelisco su una base marmorea dedicata al giovane Antinoo con geroglifici egiziani che raccontano la sua morte.

L’altro spettacolo è l’ultima regia del Maestro Scaparro: Il re muore di Eugene Ionesco. In una scena disadorna, un grande trono e come in un gioco di carte (i costumi che richiamano i cuori, picche, quadri, fiori delle carte da poker sono di Santuzza Calì), qui giganteggia e filosofeggia Edoardo Siravo con Isabella Russinova, Gabriella Casali, Claudia Portale e Michele Ferlito. Ionesco e Scaparro sembrano dirci con questo spettacolo che nessun sistema politico e di potere, nessuna corona da re può liberarci dal dolore della vita, dalla paura della morte, dalla nostra sete di assoluto. La maggior parte degli uomini s’attende di essere liberata dalla povertà e di essere soddisfatta nella sua sete di conoscenza. Il Re e la sua corte apprendono che le relazioni con gli altri, con il mondo, implicano la vita e la morte. Scaparro con la sua intelligenza multiforme, la sua eleganza ha dato al Teatro Italiano una statura europea.