“Compie 90 anni la Mostra Internazionale di Arte cinematografica di Venezia e ancora ruggisce il suo Leone d’Oro dall’agosto 1932 nel quale si tenne la sua prima proiezione” scrive nel suo bell’articolo Domenico Di Tullio uscito nell’ultimo numero del mensile CulturaIdentità, fondato e diretto da Edoardo Sylos Labini. “Nasce nell’ambito della Biennale, per impulso e intuizione del conte Giuseppe Volpi – continua l’articolo – dello scultore Antonio Maraini e di Luciano De Feo, padre della divulgazione cinematografica italiana, già fondatore dell’istituto LU.CE (L’Unione Cinematografica Educativa). Sono anni veloci e densi per la cultura italiana, il cinema diventa la settima arte (per intuizione del critico italiano Ricciotto Canudo) e riceve la sua canonizzazione da una prima edizione non competitiva ma straordinaria per l’importanza dei film in concorso”.
Domani si chiuderà la 79ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica una data significativa: i 90 anni dalla fondazione di un evento che segnò l’ingresso dell’Italia nel cinema mondiale. Così come scrive Domenico Di Tullio:”Si intuisce che ad attrarre pubblico e dare lustro mondiale alla nuova rassegna non bastano film di pregio e registi famosi, ma, sin da subito, è necessaria la presenza di quelle che sono le prime star del nuovo cinema: assieme a Lubisch, Capra e Camerini, partecipano alla rassegna, tra gli altri, Greta Garbo, Clark Gable, James Cagney, Joan Crawford, Vittorio De Sica e il grande e tenebrosissimo Boris Karloff. L’Italia è in quel momento storico una potenza mondiale, che si affaccia al nuovo mezzo con consapevolezza e spregiudicata efficacia” e ancora ricordando i fondatori troppo spesso dimenticati Di Tullio sulle pagine di CulturaIdentità sottolinea:”Non si può, tuttavia, raccontare della nascita della Mostra senza ricordare la figura di Luciano De Feo, che ha dedicato la vita alla cultura cinematografica, inscindibile dalla sua straordinaria e tutta italiana creazione, l’Istituto LUCE.
De Feo mette lo straordinario mezzo di comunicazione, tanto moderno da nascere già all’avanguardia, al servizio della cultura italiana, nell’offerta della stessa per il nuovo tramite, a quella del mondo. Il cinema diventa, in Italia prima che in altri paesi che seguiranno di lì a poco, un mezzo per istruire le masse, per insegnare immediatamente anche a un popolo ancora largamente analfabeta, per diffondere, certamente anche, le nuove conquiste sociali, industriali e militari di quei tempi. L’Istituto LUCE è stato il grande narratore e divulgatore dell’età preindustriale e industriale italiana, dei miti imperiali e storici del regime fascista, ma anche della vita quotidiana di milioni di italiani di allora”. Nell’articolo dà voce alle istanze di Margherita D’Urbano, pronipote di Luciano De Feo:”È ora di dare il giusto riconoscimento al mio bisnonno Luciano De Feo e alla sua idea di cinema educatore e universale, di cui il cinema di oggi è diretta evoluzione – afferma – Il cinema doveva entrare nelle scuole come strumento educativo e formativo trasmettendo grandi pellicole e sopratutto i documentari. Venne coinvolto lo stesso Ministro dell’Istruzione, invitato a riconoscere l’istituto Luce e le sue pellicole e a utilizzare la sua organizzazione tecnica e i suoi film per educare e istruire”.
E ripercorrendo le tappe salienti di questi 90 anni di storia è inevitabile una riflessione sul presente e sulle nuove sfide che attendono una kermesse che non può dimenticare le sue radici, i padri che l’hanno fondata e resa grande nel mondo:”Oggi la Mostra del Cinema di Venezia, Berlino e Cannes a rincorrere, è la rassegna più prestigiosa del cinema europeo – conclude Di Tullio – vetrina del cinema mondiale, sfavillante salone delle feste per attori e registi, fucina di stelle e di sogni. Una vecchietta di novant’anni che, a dispetto della sua età da Befana, sfoggia un fisico da pin up, opulentemente florida senza mollezza, ancora in grado di ammaliare generazione dopo generazione. Questa grande signora veneziana, che ha scoperto e lanciato innumerevoli talenti, sia registici che attoriali, rimane orgoglio e tesoro che la grande scuola del cinema italiano regala al mondo“.