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Il nuovo commissario straordinario della Calabria Film Commission ha l’obiettivo di dare alla sua terra un respiro internazionale
Non solo strategie di marketing, ma uno sguardo globale rivolto all’arte e alle meraviglie territoriali in una logica narrativa che intende valorizzare le bellezze paesaggistiche di una regione, spesso vittima di stereotipi, destinata a diventare punto di riferimento per le produzioni cinematografiche internazionali. Ne è convinto lo stilista lametino Anton Giulio Grande che, dallo scorso aprile commissario straordinario della Calabria Film Commission, racconta la propria visione progettuale con l’obiettivo di far rinascere luoghi senza tempo trasformandoli nella sua Hollywood sul Mediterraneo.
Come affronta questa nuova sfida?
«Sono sempre stato una persona ambiziosa e determinata, con un carattere forte, quindi tutte le mie scelte, talvolta sofferte, hanno avuto esiti positivi. Spero di portare il mio coraggio, così come ho fatto nel fashion system, anche nel cinema».
Ha accettato l’incarico senza perplessità?
«No, mi ha convinto il presidente della Regione Roberto Occhiuto, sento di avere un profondo legame con lui e il suo punto di vista. In pochi mesi da governatore ha compiuto passi da gigante, sono lusingato ed onorato della sua fiducia».
I suoi progetti per valorizzare il territorio?
«L’idea è quella di modernizzare, conferendo un’allure internazionale alla mia terra. C’è un progetto di Studios che vorrei portare avanti per attrarre le produzioni straniere, perché da Roma e Cinecittà in giù non ne esistono di importanti. Spesso bisogna andare all’estero, in primis a Malta. Mi interessa svecchiare, coinvolgere blogger, influencer ed esperti dell’audiovisivo, senza fossilizzarsi su una concezione purista e di nicchia del grande schermo quanto, piuttosto, su un approccio globale, comunicativo e divulgativo».
Dalla moda al cinema, qual è il connubio tra i due mondi?
«Non sono così distanti. Molte pellicole restano nella storia soprattutto per le icone che le hanno interpretate e i loro abiti: penso ad Audrey Hepburn con il famoso tubino nero firmato da Hubert de Givenchy in “Colazione da Tiffany”, a Rita Hayworth che sfila il guanto di raso in “Gilda”, al cappotto di Omar Sharif ne “Il dottor Zivago” e la gonna plissée al vento di Marilyn Monroe in “Quando la moglie è in vacanza”. La cinematografia e il costume si influenzano a vicenda».
Di recente, l’avventura con “Diabolik 3”. Com’è andata?
«I fratelli Manetti, di origini calabresi, hanno girato la parte iniziale a Palmi e sullo sfondo dell’Isola di Dino, appartenuta alla famiglia Agnelli. Nel cast attori del calibro di Valerio Mastandrea e Miriam Leone, il terzo episodio della trilogia sarà sicuramente un successo. Poi ci saranno altri film, incluse alcune commedie per la Rai con interpreti popolari che, attraverso la comunicazione social, consentiranno la scoperta delle bellezze regionali».
“Freaks Out”, “Il buco” e “Una femmina” sono i titoli girati in Calabria, grazie alla Film Commission del quadriennio 2016-2020. Ora, candidati ai prossimi Nastri d’Argento.
«Un plauso a chi ha avuto il fiuto e la competenza di approvarne il finanziamento. Un lavoro eccellente, che ha richiesto un impegno costante dando vita a prodotti filmici brillanti. Ho avuto dei bravissimi predecessori, ai quali vanno i miei complimenti e mi auguro di continuare il processo in maniera più personale poiché ho un background differente».
Scilla e Gerace, teatri per il videoclip del brano “Alla salute” di Jovanotti. Una vetrina turistica e di visibilità?
«Assolutamente sì, sono due borghi della provincia di Reggio Calabria molto diversi tra loro. Scilla è una cittadina di pescatori mentre Gerace ha una struttura architettonica millenaria, ricca di cultura e costruzioni perfettamente conservate: da un lato la natura con il Castello Ruffo a picco sul mare e, dall’altro, una location nel Parco nazionale dell’Aspromonte candidata a divenire Patrimonio dell’Unesco. Un’operazione ben riuscita grazie alla Calabria Film Commission e alla potenza musicale del cantautore che, con i suoi testi densi di messaggi, accontenta tutte le generazioni da oltre trent’anni».