Il croony Forlenzo Massarone e il suo viaggio verso “Lammerica”

0

“Figlio mio la nostra terra non ti merita, siamo alla fine dell’intera specie italica…” Con queste versi si apre Lammerica, canzone dai ritmi pop del giovane Forlenzo Massarone, cantautore dalla bella presenza scenica, oltre che musicale. Forlenzo nasce sul palcoscenico in veste di attore, trasformando poi il suo modo di comunicare col pubblico in musica, percorrendo diversi stili e avendo inizialmente come punti di riferimento Fred Buscaglione e Renato Carosone. Dopo le esperienze cinematografiche e televisive, tra cui  All together now e The Voice, torna in scena con lo spettacolo Carosone- l’americano di Napoli al fianco di Andrea Sannino e la regia di Luigi Russo.

Com’è stato il tuo esordio musicale?

Ho iniziato la mia carriera con la musica degli anni ’50 circa e se devo essere più preciso i primi cantanti che mi hanno folgorato musicalmente sono stati Fred Buscaglione e Renato Carosone. Il loro stile musicale mi ha attratto sin da subito e li ho sentiti fortemente vicino a me. Stiamo parlando di due pionieri dello swing in Italia e per questo motivo ho avuto quella inflessione, ma in realtà la musica, come la interpreto io, cambia assieme alla crescita dell’artista. Per me questi nomi sono stati la base da cui sono partito però poi ho sperimentato altri stili di musica, ho fatto tante esperienze tra cui una mia tournée in Sud America e precisamente in Brasile dove ho suonato per due anni e sono rimasto ammaliato da quei ritmi, per cui se dovessi dirti come intendo oggi la mia musica, ammetto di preferire questo mondo allo swing anni ’50-‘60 che in realtà mi ha un po’ stufato.  Dicono che il cuore di tutto il mondo batte in Samba, e anche il mio.

La presenza scenica che hai sul palco è dovuta al tuo essere ancor prima un attore?

Forse no. È vero che nasco come attore e che alle volte mi diverto ad interpretare altri personaggi, ma in scena mi sento davvero me stesso. La teatralità mi ha accompagnato per molto tempo, ma oramai mi suona talmente stantio come termine che quasi ho paura nel pronunciarlo.

So che ad un certo punto della tua vita hai lasciato tutto per partire. Cosa ricordi di quel periodo e in che modo ti ha formato?

Vorrei partire da un detto fondano che mi dice sempre mio padre: “Chi gir allecc e chi se ferm se secc” (Chi viaggia trova e chi si ferma è perduto). Quando ho firmato l’ultimo contratto prima del lockdown mi trovavo a Saint-Barthélemy nei Caraibi francesi in un locale frequentatissimo, la sera venivano a cena Leonardo Di Caprio, Uma Thurman, Paul McCartney, quindi solo gente estremamente importante, la chiamano L’isola dei milionari. Insomma, ti parlo di un mondo così lontano in cui tutti ambiscono di arrivare e anch’io l’ho fatto però ti dico che a me, e non è per vantarmi, non mi cambiava molto cantare di fronte a Di Caprio o davanti al panettiere sotto casa, non noto più questa differenza. Il viaggiare molto mi ha fatto capire che per me è importante è suonare con la gente e stare bene, un po’ come le parole di una canzone che ricordo di Fabio Concato, l’importante non è chi hai davanti, perché il benzinaio, il pizzaiolo o la grande star sono in realtà uguali, sono alla fine dei conti delle persone.

Potremmo dire che quel viaggio, anni dopo, ha determinato “Lammerica”?

Lammerica è un brano scritto nel 2018 per Sanremo,  superammo diverse prove. Nel videoclip interpreto molti italo-americani che hanno scritto pagine di storia, nel bene e nel male. Il mio brano non pretende di avere una posizione netta ma piuttosto narrare le storie di questi poveri disperati che fuggivano da una triste realtà verso un nuovo mondo che sembrava essere la salvezza. Credo nel linguaggio universale che sento dentro di me ed è quello della musica, un’arte che sento oramai con forte spiritualità. Sono attratto dal Samba della benedizione, scritto da Antônio Carlos Brasileiro de Almeida Jobim insieme a Caetano Veloso su dei versi di Ungaretti, con un grande cantautore italiano, Sergio Endrigo. La canzone dice che se vuoi dare un samba alla bellezze hai bisogno di un poco di tristezza altrimenti non è bello il samba. Per me la vita è l’arte dell’incontro malgrado ci siano molte divergenze in essa, ma se tu metti un po’ d’amore nel tuo cammino come nel tuo samba allora tutto cambia,  come un sole dentro il cuore. Sarabà!