Alessandra Scoppetta: “La fotografia è nella testa che raramente è ancora sul collo”

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Classe 1993, Alessandra Scoppetta nasce in un paesino vicino Cagliari in Sardegna, ha sempre amato ogni tipo di arte, non solo visiva, passione ereditata dal nonno materno. Curiosa in modo “disordinato e disorganizzato”, Alessandra è una lettrice accanita e una collezionista di bigliettini di compleanno.

Vivo la fotografia in modo molto intimo, parlo di me, di ciò che sono stata, di ciò che sono, di tutto ciò che vorrei ma non riesco ad essere, ma se lo sono con la fotografia vuol dire che in qualche parte lontana di me lo sono davvero. È complicato da spiegare.”

Diplomata al liceo classico, prosegue gli studi di psicologia fino a quando scopre la sua vera passione: la fotografia. La pulizia dei suoi scatti è la prima cosa che salta all’occhio, ma anche il lasciare all’osservatore lo spazio per recuperare la sua esperienza ed emozione. In tutte le storie che racconta, le immagini che ferma sono le stesse che riconosce come sue. Un approccio che richiede molta attenzione, sensibilità, capacità di ascolto ed empatia. Nella sua fotografia si coglie una bellezza percepita ed elaborata attraverso un luogo, una luce, un colore. Un aspetto che rappresenta per Alessandra una meravigliosa opportunità per diventare attraverso la sua fotografia parte di attimi condivisi. Una capacità unica di esprimere le emozioni, senza confonderle con tutte le sue sfumature.

“In un determinato periodo della mia vita, un periodo abbastanza buio, ho capito che potevo tirare fuori quello che avevo dentro senza parlare, avevo bisogno di comunicare ma non a parole, e quindi ho ripreso in mano la macchina fotografica come se stessi riprendendo me stessa per mano, ho rivissuto cose che pensavo fossero superate, malinconia, rabbia, felicità. La bellezza per me è nei dettagli, quelle piccole cose che forse per frenesia trascuriamo ogni giorno: i piedi scalzi sul pavimento, le mani di mia nonna, i capelli che si annodano quando c’è maestrale, il sorriso di una persona per strada, il messaggino alla mattina di mio padre, le premure di mia madre, la mia famiglia.”

Una fotografia introspettiva, che riesce a cogliere l’oscuro, il non detto, la profonda solitudine che anima il corpo generando sguardi intimi che ci fanno partecipare alle scene catturate. Esce fuori dall’obiettivo, allontana per avvicinare oltre il visibile, sperimenta movimenti, pose, stati d’animo delineando tagli diversi, dove l’immobile indaga attraverso una ricerca personale.

“Come se avessi due mondi, uno immaginario che abito con la testa, ed un altro che abito con il corpo, e non so dire quale dei due sia più reale o concreto, in sintesi penso che la mia fotografia sia più un mostrare perché non saprei definire il momento della creazione. Quando uso la macchina fotografica è come avere cuore e occhi al di fuori, non è solo un oggetto, è un insieme di organi fondamentali che tengo in mano, e quando scatto è come veder prendere vita a qualcosa che prima non era tangibile se non in modo astratto dentro, invece in quel momento esiste, e tu riesisti.”

Classe e occhio riconosciuti e apprezzati anche da Settimio Benedusi, Alessandra è sicuramente un talento scelto dalla fotografia, una forma mentis al servizio della disciplina e della passione per le piccole cose. Viaggia spesso dentro la sua testa e vive in simbiosi con tutto ciò che abita pensieri e idee da cui non riesce mai a separarsi. La sua fotografia è una profonda ricerca e peculiare osservazione della realtà, dei luoghi, del tempo e dello spazio, che vengono interiorizzati attraverso la sua sensibilità e personalità, non si focalizza solo a ritrarre qualcosa di bello e armonioso, ma ci invita a percepire il moto emotivo fuori dall’immagine.