“Il visionario è l’unico realista” i sogni di Fellini in mostra al museo di Rimini

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Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio.” Su Federico Fellini si è detto di tutto senza mai però carpire effettivamente tutte le sfumature della figura più emblematica del cinema italiano. L’unica cosa su cui è possibile essere d’accordo riguarda il sogno, perché il cinema di Fellini era in stretto legame con il mondo onirico. E allora, si potrebbe affermare che il Fellini Museum, inaugurato lo scorso 19  agosto a Rimini, rispecchi a tutti gli effetti la mente del geniale regista partendo proprio dall’idea che “Il visionario è l’unico realista (F. Fellini).”

Il Comune di Rimini ha affidato a Studio Azzurro la direzione artistica e l’ideazione del progetto multimediale immersivo. All’architetto Orazio Carpenzano e allo Studio Tommaso Pallaria il progetto architettonico e l’intero allestimento di Castel Sismondo e del Palazzo del Fulgor. Entrambi fanno parte del gruppo di aziende, rappresentate da Lumière & Co., vincitrici del bando internazionale. Il Museo Fellini è a cura di Marco Bertozzi e Anna Villari.

Allestito in tre punti cardine del centro storico di Rimini, così da mettere in connessione diverse realtà: Castel Sismondo, la rocca del Quattrocento al cui progetto contribuì Filippo Brunelleschi; Palazzo del Fulgor, un edificio di origine settecentesca, dove a piano terra ha sede il Fulgor, famoso cinema immortalato in Amarcord e ora riallestito con le scenografie progettate da Dante Ferretti; Piazza Malatesta, una vasta area urbana, con zone green, arene per spettacoli, installazioni artistiche, un immenso velo d’acqua a rievocare l’antico fossato del castello e una grande panca circolare che, come nel finale di , inneggia alla vita. “Le attività di interconnessione tra le fonti audio, video, illuminotecnica, sensoriale hanno reso questo ambizioso progetto qualcosa di unico, dando una forte spinta. Siamo fieri del risultato ottenuto.” Così Marco Velludo, tra gli ideatori del progetto, ha commentato l’esperienza felliniana custodita in un museo che alla staticità preferisce la magia dinamica, lasciando sognare il pubblico.  

La mostra espone delle riproduzioni degli oggetti iconografici della poetica felliniana – continua Velludo-  molti dei quali vengono addirittura aumentati in grandezza come la Anita Ekberg a larga scala che ricorda l’episodio Le tentazioni del dottor Antonio – e aggiunge –La bambola è costruita con una struttura metallica rivestita poi da  materiali come il polistirolo, il polistirene è stata realizzata da artigiani fiorentini.

Tra lo strato di pelle artificiale e il vestito è stato applicato un materiale collettivo, una sorta di rete metallica, in grado di catturare il tocco che, attraverso dei sensori, fa avviare un audio tratto dal film – infine conclude – I visitatori ascolteranno la voce della Ekberg e potranno assistere alla scena proiettata sugli schermi posti dietro la bambola in modo da creare un effetto onirico.

Il Fellini Museum è realizzato grazie alla partecipazione numerosi  produttori che in passato hanno realizzato i suoi capolavori e degli attuali titolari dei diritti: da RTI – Gruppo Mediaset a Titanus, da Pea Films Inc a Cristaldi Film, da Rai Cinema a Istituto Luce / Cinecittà, da Gaumont a Lyric Productions a Compagnia Leone Cinematografica. Grazie anche al coinvolgimento dei maggiori archivi audiovisivi nazionali: dalle Teche Rai all’Archivio storico dell’Istituto Luce, dalla Fondation Fellini pour le Cinèma di Sion all’associazione Tonino Guerra, dall’archivio storico Barilla all’Archivio nazionale del Cinema di impresa e all’archivio fotografico della Fondazione Centro sperimentale di Cinematografia, dalla Fondazione Cineteca di Bologna a Cinemazero di Pordenone, da Reporters Associati & Archivi all’Associazione culturale Mimmo Cattarinich all’archivio Maraldi.