Con Federico Mattera in arte Merisio la pittura diventa musica visiva

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Federico Mattera, in arte Merisio, è un pittore autodidatta la cui visione artistica si è consolidata negli anni, tra sperimentazioni e legami con altre arti come la musica. Dopo aver abbandonato la pittura per ben dieci anni, è tornato ai pennelli nel 2019 dando libero sfogo alle sue visioni oniriche e con un grande gusto per la mitologia. In poco tempo si è già affermato nel settore, partecipando a mostre importanti come la prima Biennale dei Normanni organizzata da Effetto Arte e Art Now di Palermo e inaugurata da Angelo Crespi, Edoardo Sylos Labini, Sandro Serradifalco e Vittorio Sgarbi.

Notando le tue opere e il tuo nome d’arte, è facile notare l’ispirazione caravaggesca. Come nasce il tuo rapporto con il celebre pittore?

È una storia un po’ particolare. Premetto che è da due anni che sono tornato a dipingere dopo essermi fermato per dieci anni interi in cui pensavo di non avere nulla da dire e invece eccomi qui. Ricominciai nel 2019, ritrovai tutto, pennelli e tela e da lì sono ripartito. Fin dai tempi del liceo artistico ero appassionato di Caravaggio e studiando la sua biografia ho trovato dei punti in comune tra me e lui, scoprendo tra l’altro che il 18 luglio, il giorno del mio onomastico, è il giorno in cui morì il pittore e inoltre io nasco ad Orbetello, il luogo in cui si presume la sua dipartita. Quindi avendo queste linee che ci univano e lo stile medesimo, decisi di rendere onore a quello che in un certo modo considero il mio maestro ispiratore, attraverso l’utilizzo del nome d’arte Merisio.

Ripensando a questi dieci anni di silenzio, come definiresti il tuo percorso artistico?

Prima di riscoprire la mia anima di pittore ho frequentato moltissimo il mondo della musica, ho suonato diversi strumenti tra cui chitarra, basso, batteria e cantando anche, poi nel frattempo per sette anni ho lavorato come pellettiere e quindi mi sono espresso anche attraverso la creazione di oggettistica in maniera artigianale e questo mi ha aiutato moltissimo quando ho ripreso i pennelli, perché adesso ho una pazienza che un tempo non c’era. Quindi devo molto a quei sette anni.

Le figure ritratte nei tuoi quadri sono spesso legate alla mitologia, al sacro. Che visione hai della trascendenza e dell’onirico e come influisce sulle tue opere?

La scelta di proiettarmi su un aspetto artistico di natura surreale o anche simbolista è dovuta alla mia personale ricerca spirituale. Mi definisco un libero ricercatore spirituale lontano da concetti, dogmi prefissati da tutte le religioni a cui non mi sento di appartenere, per me l’unica religione è la vita. Le letture che ho frequentato negli ultimi tredici anni hanno forgiato molto dei concetti che sono ormai espressi nelle mie opere, di fondo c’è la volontà di dare vita ad un sogno e quindi portare sulla tela in maniera quasi tangibile una visione. Attraverso la pittura spero di trasmettere tutta una serie di emozioni o spunti di riflessione profondi che possano risvegliare le coscienze e dato che viviamo in un periodo travagliato credo che questo sia ancora più importante. Per quanto riguarda il mito greco invece posso dirti che ne sono innamorato da tempo e amo riproporlo in un’altra chiave, ad esempio c’è un mio quadro intitolato Psiche: viaggio sulla tomba di Amore che è un voler ribaltare la storia in modo che l’osservatore possa rendersi conto di quanto poco peso diamo oggi al peso della parola Amore.

So che per te l’utilizzo del colore rappresenta il modo per rendere visibile la musica. È collegale al tuo passato da musicista?

Guarda, come ho detto prima nasco pittore, frequento il liceo artistico e lì m’imbatto nella musica, suonando metal tra l’altro. Poi ovviamente la frequentazione con l’arte musicale ha fatto parte degli elementi che hanno poi forgiato la mia arte. Per me è come se la pittura diventasse musica, mi sono accorto nel tempo che ci sono molte similitudini tra le due arti come le scale cromatiche che somigliano ai toni musicali. Per me la pittura è assolutamente musica visiva e funziona come una sinfonia orchestrale. Sono due modi per esprimere le stesse emozioni e l’artista ne è il tramite.