Valeria Tofanelli, una complessità che abbraccia lo scatto

0

Un posto in prima fila per ammirare gli spettacoli che la realtà ci dona quotidianamente. Fotografie che si muovono su più piani, l’occhio corre tra diversi elementi per ricostruire la storia. Una complessità che abbraccia lo scatto. Il “momento decisivo”. Affreschi che descrivono ma che ci fanno essere parte dell’azione o della situazione fotografica. Poetica e sguardo sono in equilibrio delicato. L’immagine si nutre di intime interazioni dentro il flusso che ispira il senso di stupore in chi osserva il quotidiano attraverso lo sguardo della fotografa. Valeria Tofanelli svolge la sua attività fotografica prevalentemente a Roma, città dove è nata e cresciuta e dove sviluppa i propri progetti personali. I suoi lavori sono stati pubblicati su libri e riviste. Le sue foto sono state esposte in diverse città nel mondo e dal 2017 è membro del collettivo Street Eyes. 

“Sono da sempre appassionata di arti visive e incuriosita dalla capacità comunicativa delle immagini. Mio padre in passato si è dedicato molto alla fotografia scattando per le strade di Napoli e mi ha insegnato le nozioni di base. Da lì ho proseguito per desiderio di ricavarmi uno spazio in cui potessi muovermi libera da schemi e interpretare la realtà nel modo che preferivo.

Spontaneità e imprevedibilità sono i due elementi dentro i quali si muove la sua fotografia. Un viaggio che parte sempre dalla realtà per cogliere attimi significativi del quotidiano, oppure per reinterpretare ciò che ha davanti e creare delle scene che possano fondersi con la sua immaginazione. Dettagli e situazioni riguardanti il rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda. Una relazione che può diventare anche immedesimazione.

“Quando iniziai a scattare per me la fotografia era la migliore delle vie di fuga dalla routine quotidiana, oggi è anche il più bel pretesto per conoscere vite di altre persone e, in alcuni casi, creare momenti di complicità con i soggetti che incontro per strada. La macchina fotografica mi stimola ad approfondire e a non rimanere sulla superficie delle cose. Per me questa è già un’occasione di incontro. Una fotografia diventa incontro anche quando riesce a comunicare qualcosa e a creare un dialogo tra il fotografo e l’osservatore. Infine, la fotografia è un incontro con se stessi, che porta a generare o a confermare domande sulla propria persona e sul proprio lavoro.”  

Valeria cattura il potenziale di un momento prima ancora che accada e lo fa attraversando posti nella sua mente. Abita l’idea di bellezza come parte integrante della sua ricerca fotografica, come improvvisa manifestazione di qualcosa che si palesa davanti ai suoi occhi durante lo scatto, lasciandosi sorprendere. Una fotografia che ama mostrarsi ma solo nell’urgenza di svegliarne la curiosità, che si fa strumento di memoria, “anello che mantiene” per generare nuove verità.

“La mia fotografia nasce da un’intuizione o da un coinvolgimento emotivo generato da una scena. Cerco sempre di approfondire diventando parte della scena e cercando la migliore combinazione tra composizione ed efficacia della rappresentazione. Non sempre svelo del tutto la scena: spesso mi piace celarne alcuni aspetti per lasciare un’ambiguità interpretativa e fare in modo che la foto si completi nell’incontro con l’osservatore. Penso che sia anche per questo motivo che preferisco scattare dal tardo pomeriggio alla sera.”

Il viaggio è per Valeria parte integrante di un progetto fotografico e lo stesso progetto fotografico è in sé un viaggio, inteso come frutto di esperienze umane, di ricerche e di scoperte fatte durante la sua realizzazione. Un viaggio che aiuta a sviluppare la consapevolezza che i sentimenti possono essere rappresentati in modi diversi a seconda delle culture e delle forme umane che si manifestano durante una sessione fotografica.

“Da poco più di un anno mi dedico alla realizzazione di un progetto assieme ad un altro fotografo romano, Lorenzo Catena, sviluppato interamente nella nostra città e che dovrebbe uscire entro la fine dell’anno. La ricerca, lo studio e la costante scoperta di situazioni che ho conosciuto durante il percorso mi spinge a definire questa esperienza un viaggio vero e proprio, che mi ha portato a confrontarmi con i miei limiti e a sperimentare nuovi approcci. In tutto ciò l’imprevedibilità può essere in alcuni casi la chiave di volta che può aiutare il progetto a prendere delle pieghe anche inaspettate, ma molto efficaci. In altri casi ti costringe a rivedere alcuni punti del lavoro e a prendere del tempo per capire come proseguire senza uscire dal tema che si vuole raccontare.”

Nella fotografia la Tofanelli riconfigura il reale. Genera emozioni asincrone. Invita a conversare nel silenzio rumoroso dell’immagine.