Il produttore Andrea Iervolino da Los Angeles punta all’entertainment nello spazio

0
Festival di Cannes 2018Ph. Daniele Venturelli

Andrea Iervolino, italo canadese, classe 1987, tra le 500 persone cinematografiche più influenti dell’anno per la Variety 2020, punta a spostare l’intrattenimento oltre il pianeta, ovvero nello spazio. La sua società, la IE (Iervolino Entertainement), che si occupa di produzione di contenuti cinematografici e televisivi per il mercato internazionale, quotata sul mercato AIM Italia di Borsa Italiana, nel 2020 ha registrato ricavi consolidati pari a 120,7 milioni di euro e secondo Forbes la sua valutazione potrebbe arrivare a 720 milioni di euro. Ma non siamo qui per parlarvi di numeri, ma di un giovane visionario che ha fatto della sua passione il suo principale business, rivoluzionando il cinema made in Italy e che ora punta a spostare il concetto di intrattenimento oltre i confini terrestri. Quando lo raggiungo telefonicamente si trova a Los Angeles, lì sono le 6 del mattino ma lui è attivo già da un paio d’ore «ci sono alcuni giorni in cui la giornata inizia addirittura alle 2 e faccio le call con l’Europa fino alle 9».

Vorrei conoscere la sua storia. Come è arrivato al successo, il suo personale e quello della sua società?

Ho iniziato a produrre film a 15 anni. Posso dire di aver inventato il crowdfunding [scherza], perché per finanziare il mio primo film sono andato porta a porta nella città in cui sono nato, Cassino. Non avendo accesso alla grande distribuzione, inventai i Cine-school days. Facevamo i matinée nei cinema in modo innovativo: i ragazzi venivano coinvolti in un dibattito post film, poi, al loro ritorno a scuola scrivevano un tema e lo studente che aveva scritto quello migliore veniva coinvolto nel nostro film successivo. La scuola da spettatore diventava così protagonista. Iniziai così a guadagnare i primi soldi della mia vita, venendo io da una famiglia umile. Inoltre, non avendo danaro per fare un film di livello, abbiamo imparato a girare i film in digitale che all’epoca erano visti come un prodotto di bassa qualità. Fin quando non incontrai Luciano Martino.

Come vi siete conosciuti?

Lo conobbi perché in questi primi film iniziavo ad avere attori come Maria Grazia Cucinotta che facevano dei cammei, grazie alle connessioni con questi attori conobbi lui. Luciano, che fu per 40 anni un grandissimo produttore di film indipendenti, capì che il digitale era il futuro e mi propose quindi di lavorare insieme a lui. Con la grande ambizione che ho sempre avuto, gli dissi che non volevo lavorare per lui, ma diventare suo socio. Si mise a ridere ma accettò. Luciano Martino fu il motivo per cui fra i miei crediti ho anche Il mercante di Venezia con Al Pacino. Mi fece fare un’esperienza così importante che mi aprì le porte verso il business vero e proprio e l’industry. Abbiamo lavorato insieme fino alla sua scomparsa.

E poi?

Nel frattempo, la signora Lady Monika Bacardi aveva iniziato ad investire con me in alcuni film, da lì iniziò un nuovo percorso della mia vita. Volevo espandermi a livello internazionale, mi sono quindi trasferito in Canada, paese di mia madre, e quello fu per me il ponte verso Hollywood. Da lì ho iniziato a fare tutta una serie di film americani lavorando con star del cinema come Al Pacino, Antonio Banderas, James Franco, Johnny Depp… In sintesi, ho fatto esperienza. Sono uscite fuori cose meno belle e cose eccezionali, tutto ciò mi ha portato ad avere un livello internazionale tale da chiedermi cosa potessi fare per diventare realmente un competitor per gli indipendenti americani. Nel 2011 ho aperto la Iervolino Entertainment Spa che produce film americani dall’Italia, perché i nostri film sono italiani ma vengono prodotti con la stessa mentalità di quelli americani.

Qual è il suo concetto di cinema?

Penso che nella vita ci si affezioni sempre ad un determinato ideale, ma questo non deve essere un limite. L’innovazione non si può bloccare. La sala e il cinema ci saranno sempre, ma bisogna essere aperti al cambiamento. La distribuzione negli US fa uscire in contemporanea le cose nelle sale e in streaming. Pagare il biglietto in sala è un piacere, andare al cinema un rituale. La pirateria è così forte che i film si trovano anche il giorno stesso della loro pubblicazione. Bisogna solo inseguire l’innovazione e gli stili di vita, per me questo è un must.

A proposito di innovazione, la IE ha di recente sottoscritto con la società Space 11 LLC USA un contratto di licenza gratuito della durata di tre anni per l’utilizzo del marchio Space 11 e di format per la realizzazione di produzioni televisive

Space11 l’ho lanciata da poco ma ci lavoro già da due anni, non avrei potuto parlarne prima perché sarei stato preso per pazzo. Oggi invece si sa che questo è possibile a livello tecnologico: ci sono società che stanno organizzando viaggi nello spazio, Elon Musk pensa di essere vicino alla conquista di Marte. Space11 per me è nient’altro che un’innovazione del nostro business. Nella terra ormai abbiamo già esplorato vari modi per produrre film e raccontare storie, ora bisogna iniziare a raccontare storie diverse. La Space11 si propone come società che racconta e fa entertainment in modo innovativo.

Quale sarà il primo progetto di Space 11?

Non posso dare molti dettagli, ma stiamo per annunciare il primo format che dovrebbe andare live nel 2023: una competizione sportiva seguita da un reality ambientato tra la terra e lo spazio. Sarà un format entusiasmante che vedrà questi sportivi superare vari gradi di difficoltà, inclusa la preparazione atletica e fisica per diventare astronauta. So che in tanti potrebbero prendermi per un folle ancora adesso, per me invece l’idea di fare film nello spazio è una cosa inevitabile che se non faccio io farà presto qualcun altro.

E i progetti di oggi?

Sono molto entusiasta di un film che abbiamo fatto e stiamo finendo di girare qui a Los Angeles Women Stories, inizialmente chiamato Together now. È un film fatto da donne che parla di donne. Spero di presentarlo a Venezia, ma ancora non ho conferma. Women Stories è un film molto importante per me, sono un forte sostenitore delle donne, sono circondato da donne e i miei collaboratori principali sono donne. Nel cast ci sono Margherita Buy, Marcia Gay Harden, la Eva Longoria, Cara Delevingne, Leonor Varela e Jacqueline Fernandez. Poi abbiamo anche finito di girare un film Dakota, in Puglia. Ho inventato anche un nuovo format di film natalizi per l’animazione e ne faremo altri cinque. Sto trattando un prodotto con Morgan Freeman…insomma stiamo facendo molte cose importanti.