Luca Ravenna ambasciatore della stand up comedy

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A Lol è stato uno degli ambasciatori della stand up comedy, con una comicità ritmicamente ineccepibile che dosa milanesità e romanità acquisita. In Luca Ravenna il ritmo è strumento di una comicità innovativa, ispirata agli esempi anglofoni e calata nel contesto italiano. Facendo parte di una generazione di comici che aldilà dei platter televisivi riesce a crearsi i suoi spazi nei locali, pensiamo al format Tutta roba fresca, e nei podcast, come Cachemire con Edoardo Ferrario. Un comedian che come disse il conduttore di Lol “è l’unico milanese che fa ridere anche a Roma”

Come hai vissuto il passaggio da Milano a Roma? Che differenze hai trovato tra i diversi ambienti comici ?

Mi sono trasferito a Roma 15 anni fa per studiare. Riassume sia Milano che Napoli che altre città italiane per la diversità degli ambienti e dei dialetti interni ad essa. Non è stato affatto un passaggio traumatico. A livello  di pubblico a Roma ho trovato un pubblico più aggressivo nel senso buono. Infatti la comicità romana è una comicità più di battuta che di domanda, come è invece quella milanese. Le serate più belle si fanno a Roma  a livello underground ed a Milano a livello executive, ma non rinnego la mia milanesità.

Con Daniele Tinti e Stefano Rapone hai fatto parte del format “Tutta roba fresca” come è nato ed in cosa consiste questo progetto?

Con Tinti e Rapone ci esibiamo insieme da almeno 7 anni dalla prima sera in cui ci siamo esibiti. Abbiamo realizzato questo appuntamento fisso in cui improvvisavamo i nostri pezzi. Abbiamo portato fuori dalla capitale questo format in un tour che ha girato il sud. A mio avviso sono tra i migliori comici sulla scena.

Recentemente hai partecipato a Lol, cosa ne pensi di questa esperienza?

Penso sia stato un grande successo commerciale ha suscitato una forte empatia col pubblico. Mi sono misurato con pezzi da novanta della comicità italiana: da Elio, a Lillo, a Caterina Guzzanti e Frank Matano. La cosa che ricordo più volentieri è stata l’esordio dello show e l’effetto che ha fatto sul pubblico.

Attualmente conduci con Edoardo Ferrario il Podcast Cachemire. Come è nata l’idea?

Volevamo prendere inizialmente in giro il mondo radical chic, poi si è evoluto in uno spettacolo comico vero e proprio. In futuro, spero di portarlo davanti al pubblico.

E che rapporto hai con Edoardo? Qual è l’ospite a cui si è più legato?

Emanuela Fanelli, un’attrice comica divertente e bravissima. Edoardo poi, è come un fratello maggiore che ha marcato una strada che molti hanno iniziato a seguire. È stato il primo standup comedian a fare uno show su Netflix. Un pioniere della nuova comicità italiana

Che ne pensi dell’applicazione del politically correct?

Penso che il comico abbia da sempre come figura il ruolo di dire che il re è nudo, anche quando il re sei tu. Detto questo, quando una società cambia è normale che ci siano dei limiti. Penso  sia una malattia del nostro tempo guardare al passato con gli occhi del presente. Più che politicamente corretto è semplicemente miopia. Quando viene detto di non dire una certa cosa, più che mettere divieti, sarebbe meglio suggerire come dirla meglio.

A quale imitazione sei più legato?

Sicuramente a quella di mio padre, perché mette a luce cose del suo carattere che solo io conosco. Poi altre imitazioni vengono fuori improvvisandole nel podcast, anche se le considero più caricature. Come quella di uno pseudo Roberto Vecchioni, ovviamente inventato, che si lamenta di essere prigioniero a Pantelleria.