Successo su Raidue per il magazine d’inchiesta Anni 20

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Due decadi non segnano un’epoca, ma ne iniziano a tracciare una certa fisionomia. Anni 20 è il nuovo magazine d’informazione di RaiDue, in prima serata ogni giovedì. Un’operazione ben riuscita che recupera la buona prassi del rispetto per il pubblico, che in gran parte sembra essersi perso. Calato nel reale, senza filtri un’alternativa dichiarata alle tante “arene” che inflazionano i palinsesti televisivi. 

Informare e, più largamente, fare televisione, significa entrare nelle case degli altri e questo dovrebbe esser fatto sempre con grande serenità e garbo. Accanto all’esigenza di accontentare il pubblico ci deve essere anche la volontà di dare spazio ai contenuti e stimolare il buon gusto e l’intelligenza.

Anni 20 questo lo fa, senza affidarsi a dibattiti urlati ma costruendo una narrazione aderente all’attualità. Inchieste ben confezionate sui temi più urgenti, soprattutto quelli dimenticati dalla mainstream dell’informazione. Un viaggio nel contemporaneo condotto da Francesca Parisella. Nuovo volto del giornalismo d’inchiesta con alle spalle un passato di inviata in celebri format (Quarta Repubblica, Matrix, Radio2 in un’Ora). Reportage, storie, interviste, testimonianze a realizzarle una nutrita squadra di brillanti inviati. Sono i semplici “fatti” senza troppe chiacchere, al centro della carrellata di servizi introdotti abilmente dalla Parisella. “Anni 20” si potrebbe definirlo un “rotocalco” ben costruito, termine caro al giornalismo televisivo di qualità di un tempo. Un format in cui si dà voce alla realtà, nelle sue pieghe più profonde e nascoste.

Dai chiaroscuri della cosiddetta dark kitchen in mano a multinazionali tentacolari, colpo fatale inferto ai ristoratori oramai al collasso. All’indagine su un piano vaccinale ancora nebuloso, fino all’educazione negata ai più piccoli. Sono solo alcuni dei temi affrontati dalla prima puntata di Anni 20. La seconda parte si apre con un reportage sul fenomeno delle dipendenze e il contributo sociale della comunità di San Patrignano. Una riflessione critica che prende spunto dal successo del prodotto Netflix “Sanpa”. Chiacchieratissimo doc che ha posto ombre sulla figura del fondatore Muccioli. A fare da contrappunto, in collegamento, gli interventi sferzanti di Alessandro Giuli. A lui saranno affidati, in ogni puntata, i momenti di riflessione e consapevolezza. Un’accentazione che dà ritmo e colore al racconto. Così come la conversazione con l’ospite Enrico Ruggeri ha arricchito di umanità il dibattito in studio, durante la prima serata.

Anni 20 predilige i toni sommessi ai sensazionalismi, la sobrietà della narrazione che si sostiene soprattutto sulla verità dei fatti prendendo le distanze dallo schiamazzo delle opinioni.

E così, la prima puntata si sofferma sul costume e i nuovi linguaggi della musica Trap che sembra aver espugnato persino il tradizionale palco dell’Ariston per poi chiudersi con una lunga inchiesta sul dilagante fenomeno dell’immigrazione. La sfida è appena iniziata Anni 20, in prime time il giovedì sera, deve vedersela con competitor come Piazza Pulita e Dritto e Rovescio. Nel dilagare dello scoopismo ininterrotto, padre della disinformazione-spettacolo e principe degli indici d’ascolto, Anni 20 è un format che certo segna un cambio di passo, un programma che farà la differenza.