Il film è una storia di confine, che racconta una storia, lontano da ogni volontà di giudizio, ma con il solo desiderio di stimolare la riflessione su temi quanto mai attuali. Una donna che, adottando un comportamento ritenuto moralmente inaccettabile, trova una via per ottenere ciò che la società esige da lei. Ricostituisce il proprio nucleo famigliare in brandelli, ribalta la sua situazione economica, si riscopre donna, desiderabile, forte”.
Con queste parole Giovanni Aloi descrive la sua opera prima “Tensione superficiale”, un film che probabilmente, conoscendo l’Italia e i suoi critici, farà discutere non poco. Lasciatevi inoltrare poco a poco in una storia estremamente intima, dal sapore amaro. Il film, ambientato in un paesino dell’Alto Adige, racconta le vicende di Michela, una ragazza-madre insoddisfatta della propria vita e del proprio lavoro all’interno di un hotel sul lago di Resia dove la paga non è alta, gli orari sono stremanti e le permettono di stare raramente con suo figlio Tobias e addirittura, in una delle scene più riuscite dell’opera, viene umiliata, o quasi molestata, da parte di Claudio il suo capo. Sarà però l’incontro con Anna a dare un cambio di rotta alla sua monotona vita. La misteriosa donna, infatti, lavora in una casa chiusa in Austria, poco oltre il confine, in cui il suo è un lavoro rispettato e legalizzato. È grazie a lei se la protagonista comincia a sentirsi meno sola e trova un lavoro, nel week-end, la cui paga è piuttosto elevata e le permette di condurre una vita diversa per sé stessa e per suo figlio. Da quel momento la piccola e timida Michi farà un viaggio alla scoperta della propria figura e della propria femminilità.
LEGGI ANCHE: IORESTOINSALA: “Tensione superficiale”, opera prima di Giovanni Aloi
Con questo primo lavoro di finzione, il talentuoso documentarista Giovanni Aloi immerge lo spettatore in un mondo notturno in cui il sesso, pur avendo personaggi femminili di grande erotismo, viene mostrato in un modo animalesco, quasi di sopraffazione da parte dell’uomo. Ad esempio, la prima volta in cui Michi, interpretata egregiamente da Cristiana Dell’Anna, soddisfa il suo primo cliente, sembra come essere violentata, abusata e il tutto è aiutato da una sapiente regia che con l’utilizzo della macchina a spalla e del piano sequenza, lascia percepire il corpo del “maschio” dietro di lei mentre, con voce vibrante, le dice: ”Datti da fare.” Per tutta la durata del film la macchina da presa, a volte quasi nascosta, sembra scrutare i personaggi per mostrarne le più alte fragilità, altre volte invece, con la complicità di lunghi piani sequenza, accompagna gli attori nei loro percorsi, a piedi o in macchina, standogli anche addosso come per entrare nella loro emotività, offuscando i luoghi e gli interlocutori circostanti in modo da creare un totale estraniamento.
Convincenti sono anche le prove degli altri attori, soprattutto quelle di Francesca Sanapo nel ruolo di Anna, Benno Steinegger nel ruolo di Heinrich l’ex marito di Michela e quella di Hannes Perkmann, il direttore dell’albergo dall’aria perversa che, grazie anche all’accento austriaco, riesce da subito a risultare ostile al pubblico. Girato tra italiano e tedesco, con una fotografia gelida ma al contempo, in molti interni notturni, caldamente accesa e con un linguaggio visivo che sembra passare tra Francesco Munzi (Saimir, Anime nere) e il tratto glaciale di un certo Cinema svizzero, racconta un’intrigante storia con enorme realismo. Nonostante non sia eccellente per via di un grande ritmo che dovrebbe avere nella seconda parte e che invece non riesce ad ottenere, è un film da vedere soprattutto perché riesce a raccontare con grande forza l’elemento femminile, liberandosi dal conformismo femminista che, dopo il magnifico “Thelma e Louise” molti registi (soprattutto donne) hanno ricalcato in modo presuntuoso e politico. In Michi non c’è la voglia di sopraffare gli uomini, bensì il riscatto verso sé stessa, accettandosi finalmente dopo troppo tempo e riuscendo addirittura a ricomporre la propria famiglia, riunendosi con Heinrich l’ex marito. Tensione superficiale, ora disponibile in streaming, su Chili e #iorestoinSALA , è prodotto da Ombre Rosse Film Production in associazione con Blue Film, in collaborazione con Rai Cinema, con il contributo del MiBACT, con il sostegno di SIAE e con il supporto di IDM Alto Adige. È distribuito da Ombre Rosse in collaborazione con No.Mad Entertainment.