Prima o poi torneremo alla normalità. Che, per gli aficionados dell’arte contemporanea, sarà (anche) l’andar per mostre e, per gli operatori di settore, farle, le mostre. Alessandro Erra, gallerista e operatore culturalfe attivo anche nella città che prima non dormiva mai, cioè Milano, con la sua 7ettanta6ei Gallery l’aveva promesso: riprenderemo i nostri tour con una grande mostra, la personale di Massimo Bramandi (40 anni, vive e lavora a Firenze, studi in Germania e mostre in Italia e all’estero) a cura di Luca Cantore D’Amore, che ha preparato una serie di opere incentrate sul toro. Perché il toro? C’entrerà Wall Street? Anche: il toro evoca la suggestione della “risalita”, quella che si augurano tutti gli operatori di settore e non solo loro, per una un rialzo del mercato e lo sviluppo del Paese, perché (non ci stancheremo mai di dirlo, sia pure con una frase fatta) la cultura è (sarebbe?) il petrolio dell’Italia. Alla 7ettanta6ei Gallery di Milano, quel fausto giorno in cui tutti potremo “risalire”, Massimo Bramandi presenterà un progetto espositivo di 60 opere a olio su tela realizzate con una tecnica sperimentale, basata sulle pratiche pittoriche dei Maestri del Trecento e grazie alla quale la figura emblematica da cui siamo partiti emerge dalla superficie pittorica: questa figura è appunto il toro, animale comunemente avvertito come aggressivo ma in realtà difensore del mondo, la cui simbologia Bramandi riprende dalla mitologia greca (in particolare quella di Poseidone). Una creatura archetipica che dalla pittura viene alla luce in una modalità di cui non vi anticipiamo nulla. E questa sarà una ragione in più per “risalire” come tori a riveder le mostre.
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