Alessandro Erra e Debora Santagata sono i galleristi della 7ettanta6ei Gallery di Milano. Nella loro galleria hanno esposto artisti del calibro di Ciro Palumbo, Lucamaleonte, De Molfetta, Giordano Floreancig, Marco Tamburro, Marco Bettini e Giò Manzoni, per citarne solo alcuni, con diverse curatele del critico Luca Cantore D’Amore. Analizziamo con Alessandro Erra come è cambiata la vita di una galleria d’arte in tempo di Covid.
Come è cambiata una galleria d’arte durante l’emergenza Covid-19?
Uno dei settori estremamente penalizzati è stato quelle delle gallerie d’arte. Il fulcro di una galleria sono le relazioni: invitare i collezionisti, gli artisti, organizzare vernissage, presentazioni e partecipare alle fiere. Se la relazionalità viene meno non c’è partita. Stiamo vivendo in un limbo di incertezze pur non perdendo l’ingegno e la voglia di riprendere tutte le nostre attività.
Come è cambiato il mercato dell’arte?
Le vendite di arte hanno sicuramente subito un arresto per la conseguente crisi economica dovuta alla pandemia. In altri casi, invece, siamo stati contattati da persone intenzionate ad investire in opere d’arte, proprio per l’imminente crisi economica, e perché i soldi avrebbero potuto perdere potere d’acquisto. Dunque investire in un bene rifugio come l’arte.
La vostra azienda utilizza l’online?
Tutti stanno cercando di organizzarsi per le vendite online, ma chi non lo ha mai fatto ed è nuovo per il mercato online riesce ad entrarci con non poche difficoltà. E comunque il nostro lavoro è fatto di relazioni: un collezionista arriva in galleria gli mostriamo le opere, i cataloghi, gli offriamo un calice di vino e così via.; idem con la 76art, la nostra società di vendita di opere d’arte porta a porta in cui i nostri consulenti culturali portano l’arte a domicilio dei collezionisti.
Cosa avete progettato e pensato per il post pandemia?
Abbiamo provato a inventarci un progetto, di cui ho largamente parlato anche in altre interviste, che consiste nel fare esporre nella nostra galleria le opere di collezionisti che negli anni hanno investito attraverso il canale della vendita d’arte porta a porta, e quindi fuori dal giro delle esposizioni. La rete commerciale infatti non è supportata da una galleria d’arte e quindi fare un’esposizione del genere è una cosa nuova: abbiamo deciso di dare spazio ai collezionisti che vogliono vendere le proprie opere.
La 76 art, la vostra rete commerciale, ha riscontrato le stesse difficoltà della galleria?
È importante sottolineare che le difficoltà le hanno avute soprattutto i nostri consulenti culturali, coloro che vanno a parlare di arte e cultura a casa delle persone e propongono i progetti culturali legati all’assegnazione di un’opera d’arte. L’attività si svolge presso il domicilio del collezionista e loro hanno sempre rispettato i protocolli di sicurezza ma comunque con enorme timore e un alto rischio. Tuttavia anche la rete commerciale ha subito un arresto perché, ancora prima delle chiusure e senza le distinzioni di colori tra regioni, abbiamo avuto difficoltà per gli appuntamenti a domicilio perché la paura delle persone era tanta e si rifiutavano di ricevere i consulenti. Spero che anche il nostro settore possa ricevere dei supporti adeguati alle perdite e alle spese che stiamo sostenendo.
Se pensa al futuro?
Mi auguro che si possa tornare alla normalità festeggiando con un’importante mostra: in galleria faremo la personale di Massimo Bramanti che ha realizzato una serie di opere illustrative del toro. Il toro significa “risalita”, quella che auguriamo a tutte le aziende e agli imprenditori del nostro settore e non per una una forte ricrescita del mercato e per lo sviluppo del nostro Paese.