Con questi “Randagi” la fotografia di strada diventa chic

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I randagi, si sa, fanno per carattere quello che gli pare. Fiutano l’aria e si infilano nei vicoli chiusi, scavalcando i segnali di divieto. Esplorano, si perdono, scoprendo talvolta anche strade nuove.

Non è raro, infine, incontrarli mentre bighellonano in gruppo, uniti in branchi eterogenei, senza guinzagli e senza tana.

Tutte caratteristiche, queste, che inquadrano alla perfezione l’attitudine di una squadra – il Collettivo Randagio, appunto – che del vagabondaggio estetico ha fatto sin dalla scelta del nome la cifra del proprio lavoro, svolto dietro l’obiettivo della macchina fotografica.

Se infatti in altre raccolte monografiche o libri a tema ci troviamo non di rado sotto l’assedio di una ripetitività spacciata per nobile fedeltà a un intento artistico, fra le pagine di In continuo movimento, che è la testimonianza targata 2019 dell’operato dei nostri randagi, la varietà non manca.

Naturale quando le firme riunite sono dieci, e altrettanti i modi di intendere quella che il collettivo chiama “la volontà di non volersi arrendere alle lusinghe della superficie”.

Detto in parole povere, un concentrato di fotografia di strada (vi dice niente il nome Garry Winogrand? No? Recuperate!) e occhio nel cogliere l’attimo, con il risultato di inanellare scatti che incarnano il desiderio di comunicare unicamente – titoli a parte – tramite luci e ombre. Fotografia, letteralmente.

Con questi Randagi la fotografia di strada diventa chic

Qua e là – è inevitabile –  si coglie ogni tanto un certo compiacimento per richiami visuali più impostati, ma a suo modo ciascuno dei dieci artisti presenti nel volume condivide un’attitudine sincera verso l’obiettivo di bilanciare risultato formale e click audace.

In quest’ottica anche il bianco nero, che a prima vista potrebbe sembrare una scelta che paga dazio al vezzo d’autore, riflette invece la decisione di inserirsi in un preciso filone che miscela improvvisazione e lunghi appostamenti.

Immagini, insomma, che colgano sì il momento giusto, ma senza apparire meramente estemporanee, a costo di consumare le proverbiali suole in giro per i luoghi più disparati.

L’originalità a tutti i costi ha da tempo snaturato buona parte degli approcci visivi degli ultimi 25 anni. Forse cominciare a guardare con occhi più attenti cosa succede oltre la porta di casa, sfruttando il fiuto di un vecchio randagio, ci farà almeno risparmiare qualche tonnellata di carta patinata.