Debora Caprioglio debuttò a diciassette anni nel concorso “Un volto per il cinema” e poco dopo Klaus Kinski, del quale divenne fidanzata, la lanciò nel mondo del cinema, inizialmente come comparsa non accreditata, in “Nosferatu a Venezia” (1988), di Augusto Caminito. La loro relazione fece molto scalpore a causa della differenza d’età. “Ero una toy-girl: ho precorso i tempi», ha detto l’attrice, recente ospite di Caterina Balivo. Si conobbero a Venezia, in un ristorante: la loro storia durò tre anni: “Lui mi lanciò nel mondo del cinema inizialmente come comparsa in Nosferatu a Venezia”. Anche con Tinto Brass il ristorante si rivelò un posto…decisivo: il grande Tinto le inviò il copione del film Paprika, lei lesse le prime due pagine e lasciò perdere. Fu solo con un invito a cena che Tinto Brass convinse Debora Caprioglio a accettare la parte del film. Ma Debora Caprioglio si è saputa scrollare di dosso l’ etichetta di icona sexy e, da anni, si dedica soprattutto al teatro. Di qualche anno fa la sua performance, insieme ad Edoardo Sylos Labini, nello spettacolo La grande guerra di Mario, una rilettura comica ma con momenti di profondo lirismo del capolavoro di Mario Monicelli. La Caprioglio è stata protagonista femminile di questa pièce e ha poi proseguito la sua carriera di attrice teatrale affermando di preferire il teatro al cinema perché solo dal palcoscenico si può instaurare un rapporto diretto con il pubblico. Rapporto che regala sempre grandi emozioni. Il 6 gennaio 2018, al Teatro Vertigo della città di Livorno, è andato in scena con il suo monologo autobiografico Debora’s Love. Vi proponiamo questa sua intervista cult. (Redazione).
Un episodio off della tua carriera?
Nei miei sogni di ragazzina io ho iniziato molto presto, a diciotto anni. Facevo danza classica e sognavo di fare l’attrice. Non avrei mai pensato di concretizzare questo sogno.
E’ stato un caso?
Avevo fatto un concorso di bellezza un volto nuovo per il Cinema e poi una sera a cena con mia madre e mia sorella, in attesa di riprendere l’ultimo anno di liceo, ho incontrato Klaus Kinski, che non conoscevo. Lui stava cercando volti nuovi per il suo film successivo.
Come nei sogni!
Una volta succedevano queste cose. Se io non fossi stata a quel tavolo, io credo, non so come sarebbe andata a finire.
Con lui la cosa si è evoluta..
Abbiamo avuto una relazione. Io a Mestre, lui negli Stati Uniti.
Che tipo era?
Non comprendevo allora, ma era un grandissimo artista. Aveva un amore maniacale per il cinema, per il suo lavoro. Quando preparava i film o i personaggi aveva con loro una profonda immedesimazione.
Un esempio?
Per fare Paganini, che è stato il mio primo film, si vestiva da Paganini tutti i giorni e girava per casa ascoltando musica classica a tutto volume!
Quanto si resiste accanto a uno così?
Dipende dal carattere! (Ride) Io sono stata con lui tre anni. Magari, difronte a una persona normale sarei durata cinque minuti. Io con lui, tre anni!
Com’è finita?
Si è esaurita la storia. C’era una differenza di età importante. Quello è stato il motivo più determinante.
Un ricordo divertente del set con lui?
Durante le riprese del film Paganini, sull’Appia Antica, dovevamo girare un campo lungo, era un film d’epoca ovviamente, entra in campo una Cinquecento! Motore, azione, chi doveva bloccare la strada si è distratto, fa il suo ingresso sul set una Cinquecento con due innamorati che si volevano appartare. Klaus s’incazza e vestito da Paganini salta sul cofano della macchina con l’archetto del violino, spaventando i due che scappano. Un corvo impazzito contro questa coppia ignara..
Tu sei veneta. Un pregio e un difetto dei veneti?
Padovani gran dottori, veneziani gran signori, vicentini magnagatti…Un pregio, un difetto… Possono essere molto open, gaudenti nel week end, poi da grandi lavoratori, molto chiusi nel resto della settimana. Due facce della stessa medaglia. Le nuove generazioni però, tutto diverso.
Todo cambia?
Sì. Io avverto nettamente il cambiamento. Noto costantemente questo collegamento al telefono o smartphone. Anche a teatro, le teste sono piegate su questi schermi luminosi. Gianfranco Jannuzzo, mio collega in scena, quando sente un cellulare che squilla lo fa notare in maniera divertente: “Se è per me, sto lavorando”. È una dipendenza con la “D” maiuscola.
La tua famiglia ti appoggiava?
Mia mamma mi ha sempre incoraggiato. Forse avrebbe voluto anche lei fare l’attrice. Vinse anche lei un concorso di bellezza a Mestre. Mi ha sempre sostenuto. Stava sempre con me. Mio padre più silenzioso sul tema. Lui non c’è più .
Il tuo primo ricordo da spettatrice?
Al cinema Una giornata particolare con la Loren, a teatro Gino Bramieri al Sistina in una commedia dove c’era guarda caso anche Gianfranco Jannuzzo. Poi Alberto Lionello mi piaceva tanto. Col teatro non è stato amore a prima vista.
Paprika è un film degli anni Novanta. A distanza di tanti anni è davvero un cult, un film davvero d’autore.
Paprika era ambientato in un bordello. Sei favorevole alla riapertura delle case chiuse?
Quando sento parlare di prostituzione penso sempre allo sfruttamento. Oggi tutto è più ingrandito. Non lo so se è una soluzione oggi. Gli interessi sono troppo grandi. Non sono sicura. Quel film raccontava un’atmosfera protetta, c’era il dottore, il controllo sulle malattie, ma era diverso.
Tua mamma che diceva di Tinto Brass?
Questa è divertente. Chiamò casa mia. Rispose mia madre. Signora, sto cercando Debora, sono Tinto Brass. E lei: “E io la regina d’Inghilterra!” E buttò giù il telefono.
Brass si innamora delle attrici con cui lavora?
Si innamora dei personaggi. Se ci fai caso non ha avuto la stessa attrice per più di un film.
Parliamo del tuo teatro.
È una passione, una droga. Se non lo faccio per più di dieci giorni mi manca. Mi manca il contatto col pubblico. Io sono fortunata. Quei dieci minuti di applausi sono più di una vacanza in un centro benessere.
Qual è la piazza teatrale più accogliente?
Non so perché, Torino.
La più ostica?
Roma. Difficile da acchiappare.
Un personaggio che vorresti fare?
La locandiera di Goldoni.
Che si può fare per il teatro, per risollevarlo?
Portare i giovani. Sono il pubblico del futuro e sono molto attenti. Il Teatro è civiltà.
….chi è sergio juventino…mai sentito nominare…denigrare le persone è solo un fattore di invidia….tutto il resto è fuffa.
La Caprioglio nel fim paprika recito in modo naturale e disinvolto….. Klaus Kinski se non fosse stata lei a vincere il concorso Un Volto Nuovo per il cinema l’avrebbe comunque voluta incontrare….
Senti, spiritoso, io non sto denigrando nessuno e parlo con fatti e documenti alla mano. Non è necessario essere Napoleone Bonaparte per poter parlare. Mi sono limitato a dire delle verità inconfutabili. Questi episodi vanno raccontati perché rivelano e dimostrano come vengono “manovrati” manifestazioni e concorsi nel nostro Paese.
Sergio Juventino è solo un nick-name.
Potrei domandarmi: e chi è Stefano? Una merda antijuventina?
Allora capirei il tuo messaggio che non ha nulla di logico. Infantile e (per dirla alla Sgarbi) da capra.!!!
Sergio Juventino ·
Sono Sergio Cerè, il patron e l’organizzatore del Concorso Nazionale “Un Volto Nuovo per il Cinema” che Deborah Caprioglio vinse negli anni ’80 al Lido di Venezia (Hotel Excelsior), proprio in occasione contemporanea con la Biennale del Cinema. Parzialmente vero ciò che ha dichiarato Deborah al giornalista. A distanza di anni, e poiché se ne presenta l’occasione, ho qualcosa da aggiungere:
* Deborah non aveva partecipato alle selezioni precedenti alla finale che si tenne al Lido di Venezia.
* Tra le finaliste c’erano diverse bellissime ragazze che avrebbero meritato di più di Deborah, in merito alla presenza fisica.
* Venni avvicinato in quei tre giorni della finale da un funzionario RAI che mi propose di inserire Deborah tra le finaliste, fortemente spinta dalla madre (che aveva numerose conoscenze nel mondo dello spettacolo e sapeva come muoversi per spingere la propria figlia).
* Se l’avessi inserita condizionando la Giuria al fine di farla vincere, la RAI avrebbe fatto un buon servizio televisivo sulla mia manifestazione mandandola in rete nei telegiornali.
E così avvenne. Ma a chiedere ai giurati per chi votare (trattandosi di attori, registi e personalità del mondo dello spettacolo e del cinema) fu quello stesso funzionario RAI che dirigeva la troupe televisiva presente alla Biennale del Cinema.
* Deborah vinse il Concorso Un Volto Nuovo per il Cinema, e il giorno dopo Klaus Kinski ci chiese di poterla conoscere. Lui l’attendeva sulla veranda poco prima del pranzo, e noi l’accompagnammo al suo tavolo insieme a sua madre. Restarono a pranzo insieme.
* Da lì nacque la relazione tra i due che poi partirono per gli USA, e rimasero insieme circa due anni.
* Solo dopo la fine del rapporto, Tinto Brass la contattò, ma non fu lui personalmente, bensì un suo agente.
Alcuni altri risvolti della vicenda li conosco bene perché ero il proprietario di quella manifestazione, e se il Giornale mi vorrà contattare lo potrà fare direttamente su Facebook selezionando il nome Sergio Juventino (con il seguente link: https://www.facebook.com/profile.php?id=100009426800161), oppure all’indirizzo mail: [email protected]
Mia Cara, avessi avuto anch’io il Tuo numero di telefono, stai tranquilla che avrei sprecato volentieri più di qualche gettone per telefonarti a casa.
“Tinto Brass mi telefonò a casa…” … e disse ” ‘stasera faccio pasta e fagioli … vuoi venire?”
Anch’io, se l’avessi potuto fare, le avrei telefonato a casa, con ‘ste tette……però, chissà, magari sarà stata anche una brava attrice, io non ho mai visto un suo film.
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