Milano, Venezia, New York, sono solo alcune delle tappe toccate dalle opere di Manuela Andreoli negli ultimi anni di produzione artistica. La pittrice ha abbandonato definitivamente la figurazione per approdare con fermezza verso un’espressione aniconica sempre più ricercata e gestuale, come se fosse alla ricerca di una sintesi compositiva. Nelle sue opere dominano tre colori, il bianco, il nero e il rosso, una scelta ben ponderata e motivata dalla volontà di esprimere ciò che sente dentro attraverso le vibrazioni cromatiche che nascono da un confronto con sé stessa. “Con pochi colori cerco di raccontare quello che ho dentro. – racconta Manuela Andreoli – Il buio e la luce, il bianco e il nero, come metafora della vita in un equilibrio instabile tra gioie e inquietudini, un fermento interiore che si placa quando la scena è dominata dall’amore, il rosso”. Un dualismo espressivo che straordinariamente ritroviamo nell’ambiente in cui vive, tra pianura e montagna, il luogo ideale dove confrontarsi con l’espressione creativa immanente e trascendente. Si tratta dunque di una ricerca interiore che si esprime attraverso “il gesto e il segno” ed emerge attraverso un movimento che nasce dall’istinto ed è guidato da un’esperienza decennale ancora in costante fermento creativo e particolarmente vitale. Una ricerca in linea con le parole di Yves Klein:” il pittore deve creare costantemente un unico solo capolavoro, se stesso”.
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